Politica

Rai, ai vertici di Tg e reti pronto il cambio della guardia

Tranquilli Orfeo e Leone, Berlinguer e Vianello nel mirino. Potrebbe tornare la Bignardi. E sarà boom di artisti fiorentini

Rai, ai vertici di Tg e reti pronto il cambio della guardia

RomaTra viale Mazzini e Saxa Rubra, nei fortilizi della Rai, si respira la consueta, vertiginosa ansia da cambio della guardia: sta per iniziare la nuova, ennesima rumba di poltrone interne. Chi salirà e chi scenderà nella Rai dell'era renziana, con un premier che ha una stima così bassa dell'informazione fornita dalla tv in generale, e dal cosiddetto servizio pubblico in particolare, da descrivere i vari talk show come «un pollaio senza anima che ha sostituito la fiction»?

Uno che la Rai la conosce bene, da dentro, come l'ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini, spiega che «se il suo obiettivo era conquistare la Rai, Matteo Renzi poteva anche risparmiarsi tutta questa fatica: la Rai non si conquista, perché si arrende. Subito, e ad ogni vincitore».

Ma nonostante la vocazione all'innamoramento per il potente di turno dei dirigenti e delle grandi firme Rai, tutti attendono col fiato sospeso di sapere quale sarà la loro sorte. La Rai, d'altronde, è una macchina schiacciasassi capace di triturare vip come noccioline: ne sa qualcosa Ferruccio de Bortoli, che ieri è finito tragicamente trombato da consigliere di amministrazione Rai dopo essersi fatto intortare dall'allegra banda del buco della minoranza Pd. Che in un piano astutissimo ordito da Massimo Mucchetti (ora senatore Pd, ma già vicedirettore del Corriere e assai vicino a De Bortoli) ha provato a farlo eleggere in quanto sfegatato nemico di Renzi, scoprendo di non avere nessun voto a parte quelli dei due antirenziani del Pd. Al povero de Bortoli non è rimasto che far sapere in giro che il tutto era avvenuto a sua insaputa e alle sue spalle.

Tra i direttori dei Tg Rai, Mario Orfeo (Tg1) sembra il meglio piazzato per tenersi a galla pure nella Rai renziana, grazie ai buoni risultati del suo tg ma anche alle buone relazioni intessute con personaggi chiave del Giglio Magico, in testa Maria Elena Boschi. In buona posizione anche Giancarlo Leone, direttore di Rai1 e gran navigatore dei perigliosi mari Rai. Chi, a sentire i renziani, è nel centro del mirino è il Tg3 di Bianca Berlinguer: «A volte sembra il tg della minoranza Pd: fa autorevolmente parlare, in contrapposizione al governo, uno come Roberto Speranza, come se fosse il capo di un partito di opposizione. Mentre è solo un deputato lucano», si sfoga un parlamentare vicino al premier. Del resto da palazzo Chigi si caldeggia la riforma che dovrebbe portare ad unificare in una sola «newsroom», con una direzione unica, le testate e testatine che dentro la Rai si fanno concorrenza, con scarsi risultati per l'informazione. «L'unificazione va fatta, e in fretta – dice Michele Anzaldi, membro renziano della Vigilanza – è una riforma che farà risparmiare 70 milioni l'anno a viale Mazzini, ed è stata votata all'unanimità in commissione. Ora serve passare ai fatti». Anche il direttore di Raitre Andrea Vianello (che col dg Gubitosi ha perso il suo principale sponsor), non se la passa bene. Reo, ad esempio, di aver gestito l'operazione Ballarò in maniera «autolesionista», dice un renziano: «Raitre ha perso Giovanni Floris perché non ha voluto dargli i soldi in più che chiedeva. Poi ha preso da Repubblica Massimo Giannini, dandogli gli stessi soldi. E nel frattempo Floris, da una rete come La7, ha fatto gli stessi ascolti di Giannini dalla Rai. Un disastro». Del resto Giannini (ex colonna dalemiana di Repubblica ) non è esattamente un beniamino di Renzi. Che tra i conduttori tv più noti apprezza Gianni Riotta, Massimo Bernardini e ha rapporti molto amichevoli con Daria Bignardi: la giornalista ha interrotto le sue Invasioni Barbariche su La7, e secondo alcuni potrebbe essere un buon repechage per la Rai.

E sul fronte intrattenimento? Tra il serio e il faceto, a Montecitorio si fa una previsione: «Imperverseranno Carlo Conti, Giorgio Panariello, Roberto Benigni, Leonardo Pieraccioni».

Un tratto comune: tutti fiorentini.

Commenti