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La trattativa Pd-M5s continua. Ora pensano solo alle poltrone

I due partiti ostentano ottimismo, ma resta il nodo sul vicepremier. Domani un nuovo incontro. Il valzer dei dicasteri

La trattativa Pd-M5s continua. Ora pensano solo alle poltrone

"In un governo guidato da un premier del M5s, non esiste che ci sia anche un vice del M5s". Il Pd continua a tenere il punto sul governo gialloverde e a fare sfoggio di cautela. "Sul programma, ci sono stati dei passi in avanti", ammette chi sta seguendo la trattativa da vicino. A conferma di ciò, domani mattina dovrebbe esserci un nuovo incontro, alle 8,30, tra i capigruppo dem e quelli pentastellati. Ma di chiusura dell'accordo al Nazareno non vogliono sentire parlare. "Aspettiamo di capire cosa succede davvero dall'altra parte", spiega uno dei "negoziatori" in attesa di notizie dall'assemblea dei pentastellati. E di un incontro tra Di Maio e Zingaretti per mettere il sigillo sull'intesa, pur atteso da tutti, ancora non si parla. La situazione resta in evoluzione e alla fine si dovrebbe trovare un punto di caduta. Di fatto, oggi un passo in avanti sulla premiership di Conte è stato fatto. I dem continuando a pensare che se dovrà esserci un vice è naturale che sia unico e un dem (Orlando o Franceschini, i nomi che circolano). Eppure, tra i democratici si è diffuso un certo ottimismo sul fatto che si sia davvero vicini alla chiusura dell'intesa. "Penso che il dialogo andrà a buon fine", dice Emanuele Fiano.

Il disgelo tra dem e M5s è arrivato quando il segretario Zingaretti ha parlato direttamente con Conte. Ieri notte ci sono stati degli attriti, il presidente del Consiglio ha tenuto il punto sull'intenzione di dire la sua sulla composizione del governo, insistendo sulla necessità di avere due vicepremier 'politicì e un sottosegretario alla presidenza del Consiglio. E di avere voce in capitolo sul programma. Poi, dopo che il vertice del mattino è saltato, i canali si sono riaperti con il riconoscimento del Pd del lavoro di Conte e l'accordo su una legge di bilancio condivisa. Sull'esecutivo ancora si tratta: al Pd dovrebbero andare sette dicasteri. Nella squadra anche Delrio (destinato alle Politiche sociali) ma non è ancora certo se ci saranno i renziani. "O abbiamo delle caselle importanti o non è detto che entriamo", spiegava oggi un fedelissimo del senatore di Scandicci. Insomma l'ex premier non vorrebbe che esponenti di primo piano possano essere spesi per dicasteri non importanti e potrebbe così seguire la politica delle 'mani liberè. Resta quindi ancora da capire quali dem entraranno nel governo. Si fanno i nomi di Franceschini o Orlando come vicepremier, di De Micheli, Morassut, Gentiloni, forse Padoan. La Giustizia potrebbe restare al Movimento 5 stelle ma non sarebbe ancora risolto il nodo sul vicepremier. Di Maio sembrerebbe destinato alla Difesa (o a restare ministro dello Sviluppo) ma per il Pd non può restare vice di Conte. Fonti parlamentari dem riferiscono peraltro che una gran parte dei gruppi parlamentari sono perplessi sul fatto che la trattativa possa bloccarsi sul nodo del vicepremier. E non è un caso che i capigruppo D'Uva e Patuanelli abbiano sottolineato che il capo M5s resta Di Maio. La Lega ancora spera nella resistenza di Di Battista e Paragone e che i parlamentari del Nord facciano saltare l'intesa. Ma diversi 'big' sottolineano che ormai la strada del Carroccio è quella dell'opposizione: "L'accordo - la convinzione degli 'ex lumbard' - ormai lo hanno trovato.

E' un Monti bis, altro che Conte bis".

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