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Trattativa Stato-mafia, interrogato Napolitano

Il suo legale: "Mai usato il termine trattativa. Non ha risposto a tutte le domande dei pm". I legali di Mancino presentato "eccezione di nullità"

Trattativa Stato-mafia, interrogato Napolitano

È il giorno di Giorgio Napolitano: per la prima volta un presidente della Repubblica viene ascoltato nell'ambito della cosiddetta trattativa Stato-mafia. Fuori dal palazzo, la piazza del Quirinale è stata transennata e assediata da giornalisti e fotoreporter.

Nelle stanze del Colle i magistrati di Palermo hanno posto una ventina di domande al Capo dello Stato, davanti al capo dell'ufficio inquirente Leonardo Agueci. Presente anche l'avvocato Luca Cianferoni, legale di Totò Riina. Nei giorni scorsi la Corte d’Assise ha accolto l’istanza del difensore del capomafia, stabilendo che potrà porre domande a Napolitano su quanto accadde fra il 1993 e il 1994, quindi su temi nuovi rispetto a quelli originariamente stabiliti dai giudici. La richiesta della nuova prova, fatta dal legale di Riina, segue il deposito di documenti riservati del Sismi, fatto nelle scorse udienze dai pm, su un allarme attentati, del 1993, allo stesso Napolitano e all’allora presidente del Senato, Giovanni Spadolini. I documenti sono stati acquisiti al fascicolo del dibattimento. Secondo la Corte "la nuova prova non è né manifestamente superflua, né irrilevante".

L'interrogatorio è durato oltre tre ore. "Napolitano ha risposto a diverse domande delle parti", ha raccontato uno dei legali presenti, "Altre volte si è avvalso della facoltà di non rispondere". Non è mai stata usata però la parola "trattativa". Due i temi probatori al centro dell'udienza: la lettera scritta al Capo dello Stato nel 2012 dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio dopo essere stato sentito dai pm di Palermo e le informative riservate degli apparati di sicurezza su un progetto mafioso di attentare, tra il 1993 e il 1994, alla vita di Napolitano e di Giovanni Spadolini, che all’epoca erano, rispettivamente, presidenti della Camera e del Senato. Quest'ultima circostanza, ha assicurato il Presidente, non lo ha mai "minimamente turbato, perché faceva parte del suo ruolo istituzionale".

"Ha riferito che, al’epoca, non aveva mai saputo di accordi" tra apparati dello Stato e Cosa Nostra, ha raccontato poi Gioivanni Airò Farulla, avvocato del Comune di Palermo. "Abbiamo assistito oggi da parte del Capo dello Stato a una grande lezione di democrazia e di grande equilibrio e capacità che mi ha lasciato senza parole", ha aggiunto l’avvocato dello Stato, Giuseppe Dell’Aira, "È stato un momento di grande storia democratica. Mi dispiace davvero che voi giornalisti non abbiate potuto seguire in diretta questa udienza. Napolitano ha confermato di essere un uomo eccezionale, non si è mai trincerato dietro a nulla e io non ho mai dovuto stoppare nessuno delle parti per fughe in avanti".

I legali di Nicola Mancino hanno inoltre presentato una eccezione di nullità del processo sulla trattativa Stato-mafia "perché è stato inibito l’ingresso, è stata preclusa la partecipazione degli imputati, che mai in nessun caso deve essere impedita, costituzionalmente parlando".

Secondo gli avvocati, l’eccezione di nullità "è una mina vagante che c’è in questo processo e che potrebbe esplodere alla fine se il processo andasse male per gli imputati".

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