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Tria pianta i paletti al Tesoro ma poi Di Maio li fa saltare

L'invito alla cautela sul fronte delle spese non raccolto dal leader M5s: «Basta austerity, si deve cambiare rotta»

Tria pianta i paletti al Tesoro ma poi Di Maio li fa saltare

Tria ci ha provato. Nel giorno del secondo vertice di maggioranza sulla legge di Bilancio ha rilasciato un'intervista al Sole24ore con l'evidente intento di piantare dei paletti che impedissero alla riunione con Matteo Salvini e Luigi Di Maio di deragliare rispetto ai binari che lo stesso ministro era riuscito a fare passare al primo vertice. «A spaventare mercati e investitori non è il programma di governo, ma l'incertezza sulle prospettive, e traccheggiare aumenta le incognite, certo non le riduce», ha spiegato. Chiaro il messaggio: inutile cambiare le carte in tavola e tirare fuori nuove proposte ogni giorno, ad esempio la riforma delle pensioni e altri tagli alle tasse.

La tesi di Tria (che ha smentito tensioni con la maggioranza sui vincoli di bilancio) è che serve trasparenza sulle riforme. Su tasse e reddito di cittadinanza «bisogna partire davvero e tracciare un calendario che indichi in modo nitido le misure da attuare nel 2019 e i progressi da compiere negli anni successivi». Sulle pensioni sono allo studio interventi «con il vincolo che non incidano in modo troppo pesante sulla curva della spesa a medio e lungo termine». Escluso l'aumento dell'Iva. E sul rispetto dei vincoli europei di bilancio «nel governo siamo tutti d'accordo».

Peccato che tra il primo e il secondo vertice M5S e Lega abbiano cambiato le carte in tavola, abbozzando altre misure, dal taglio del cuneo fiscale a quota cento per le pensioni.

Misure che costano e necessitano di coperture. Ieri il premier Giuseppe Conte ha detto che le risorse saranno «ricavate da un'attenta opera di ricognizione degli investimenti programmati e delle spese. Non andremo a toccare settori strategici come la sanità, la scuola e la ricerca che assicurano al Paese prospettive di sviluppo». Formulazione vaga che sembra aprire la strada a tagli alla spesa per investimenti, che è già stata drasticamente ridotta negli ultimi anni. Con effetti negativi.

Anche Tria parla di investimenti da fare «ripartire», ma dopo «un monitoraggio puntuale su ogni opera, per capire dove e perché si è bloccato, e costruire una sorta di versione aggiornata del Genio Civile per sostenere le amministrazioni che hanno perso la capacità di fare progetti».

Confermati interventi sulle tax expenditures, cioè sulle agevolazioni fiscali. Lo ha detto chiaramente Tria, precisando che i tagli a quelli rivoli alle imprese non comprenderanno «iper e super-ammortamento» che «sono stati efficaci e vanno confermati».

Controcorrente rispetto all'intervista a Tria anche il vicepremier Luigi Di Maio. «È ormai palese a tutti, perfino ai burocrati europei, che la strada dell'austerità ha portato l'Ue ad una grande crisi» e quindi «si deve cambiare rotta anche a livello comunitario». Il leader pentastellato ha bollato lo spread come un numero «che da solo non serve a misurare la felicità di un Paese o le performance della sua economia». Nessun cenno al la possibile reazioni dei mercati.

Al vertice terminato in serata ha partecipato anche Matteo Salvini, rientrato a Roma ieri sera. Il premier Conte ha presieduto la riunione. Hanno partecipato oltre a Tria, Di Maio e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, i ministri del Sud, Barbara Lezzi e degli Affari regionali Erika Stefani.

Partecipazione allargata che sa tanto di strategia per evitare di dare troppo spazio alle tesi di via XX settembre.

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