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Il tribunale di Napoli stravolge la Costituzione: condannato Berlusconi

La caduta del governo Prodi scambiata per un piano criminale: per loro è reato cambiare partito. Pena ridotta a 3 anni, ma incombe la prescrizione

Il parlamentare è mobile, qual piuma al vento. La contabilità dei cambi di casacca è sempre provvisoria, perché i movimenti da un gruppo parlamentare all'altro sono costanti e irrefrenabili, ad una media di 10,6 sbarchi al mese. Mentre scriviamo il conteggio si ferma alla cifra monstre di 277 cambi da inizio legislatura, un record assoluto, nella precedente (già piena di scissioni, come quella tra Pdl e finiani) erano stati 261, ma alla fine dei cinque anni, già abbondantemente superati quindi in solo due anni e mezzo. Senza contare che altri gruppi sono in preparazione, come quello di Raffaele Fitto alla Camera, che verrà ufficializzato settimana prossima, con un'altra ventina, dunque, di fuoriusciti da aggiungere al conteggio totale dei cambiatori di casacca. L'ultimo grosso spostamento di parlamentari al Senato è stato proprio la nascita dei «Conservatori e riformisti», dodici senatori fedeli all'ex berlusconiano pugliese. Tra di loro alcuni già al bis, come il senatore Di Maggio, eletto con Scelta civica da cui poi è uscito per entrare in Gal (Grandi autonomie e libertà), da cui poi è uscito per riconoscersi fittiano. Ma è in buona compagnia, perché un'altra cinquantina di parlamentari è passato da due, o più, partiti. Come il senatore Luigi Compagna, che nello spazio di due settimane è passato dal Pdl, a Ncd, per lasciarlo dopo solo cinque giorni e andare al Gal, abbandonato per ritornare a Ncd, dov'è tuttora.

Solo a maggio quelli di Openpolis , sito che monitora scientificamente i movimenti degli eletti, aggiornavano il tabellone con nuove conversioni. Come quella di Pippo Civati, l'eterno dissidente che, dopo anni di mugugni, è uscito dal Pd per unirsi al gruppo Misto, lido che accoglie i migranti da tutti i gruppi, e perciò è diventato il quarto gruppo più numeroso alla Camera dopo Pd, M5S e Fi. Ma subito dopo l'ex piddino Civati è stato raggiunto al Misto (dove c'è anche l'ex Pd genovese Luca Pastorino, quello che ha contribuito a fare perdere la Liguria al Pd) da un altro ex compagno, Stefano Fassina, anche lui in attesa del nuovo partito della sinistra vera e non renziana, la Syriza in versione italiana. Dopo di lui ha è uscito dal gruppo Pd anche Lapo Pistelli, stavolta non per cambiare partito bensì mestiere: dirigente all'Eni. Tutti insieme appassionatamente nel Misto, in compagnia delle tre ex leghiste scese dal Carroccio perché devote all'espulso Flavio Tosi (come i deputati Bragantini, Caon e Prataviera), all'ex Fratelli d'Italia Massimo Corsaro, alle minoranze linguistiche, e agli ex grillini. Proprio il M5S è uno dei gruppi più interessato dai fenomeni migratori, avendo perso diciotto deputati e diciassette senatori. Non a caso Beppe Grillo vuole introdurre il vincolo di mandato per i parlamentari, espressamente escluso dall'articolo 67 della Costituzione. Molti cambiano, molti - racconta il dossier Giro di valzer - cambiano più volte, e «alcuni hanno fatto il salto da opposizione a maggioranza (vedi la migrazione di molti deputati di Sel)». Le regole di Camera e Senato hanno poi mille deroghe, per cui anche sotto il numero legale si trova sempre il modo di creare nuovi gruppettini. O sottogruppi, come le componenti del Misto. Lì la fantasia dei cambiatori di casacca è inesauribile.

Ci sono anche «Italia in corso» (due senatori) e «Movimento X» (sempre due).

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