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Quel tributo della destra al mito "Che"

Quel tributo della destra  al mito "Che"

Caro Direttore,

leggo in prima pagina del tuo giornale di oggi (ieri, ndr) l'articolo di Luigi Mascheroni su Che Guevara e i giovani di destra. Nel titolo dell'articolo campeggia Capriole storiche e, sia pur mitigato da condivisibili argomentazioni del giornalista, il senso è che Gioventù nazionale (i giovani di Fdi) ha sbagliato a condividere su Facebook (di questo e null'altro si tratta) la foto di Che Guevara. In effetti non si può dare torto a chi si stupisce. I romani di Gn hanno proprio sbagliato. Ma in realtà, l'errore dei giovani «postatori» della foto consiste nell'avere «isolato» l'omaggio al Che senza spiegarlo, né inserirlo in un contesto più ampio. Non io ma chi tra i «camerati» degli anni '70 (fino ai più giovani negli anni '90 e oltre) ha citato il «Che» come figura da non bollare col marchio di «comunista e terrorista» lo ha fatto come una sorta di «lasciapassare» per poter ricordare senza «contraccolpi» figure eroiche vissute tra le due grandi guerre o addirittura uomini, come il capo del fascismo, che hanno segnato un'epoca. Il «Che» era un utile appendice quasi a dimostrare (giusto o sbagliato che fosse) che conta più il giudizio sulla persona che l'appartenenza. Quello che voglio in ogni caso sottolineare è che, tra una parte dei giovani di destra c'è un filo costante dagli anni '60 ad oggi, di valutazione non negativa del «Che» inteso come persona e combattente al di là della sua battaglia e delle sue appartenenze. Che poi, alla luce del suo Patria o muerte, occorrerebbe ristudiare. La prova? Basta cercare su internet alla voce Che Guevara Bagaglino e trovare che nel tempio del cabaret di destra degli anni '60, Gabriella Ferri - si proprio lei - cantava Addio Che, sul testo di Pierfrancesco Pingitore, persona amata dalla destra. Le parole della canzone chiariscono il perché e spiegano tutto. Eccole: Addio Che, la gente come te non muore nel suo letto, non crepa di vecchiaia. Addio Che, all'erta sulla Grotta non salgono i compagni, nessuno più verrà. Non eri come loro, dovrai morire solo. Addio Che a piangere per te verremo di nascosto le notti senza luna.

Il guaio è che oggi su internet non si può far nulla se non «di nascosto» come cantava Gabriella Ferri, almeno in forma riservata a chi è in grado di comprendere.

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