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Il triste primato dell'Italia: un giovane su 4 non fa nulla

Il 25% non ha un lavoro e non studia: ora attende il reddito di cittadinanza. Di Maio: "Decreto dignità"

Il triste primato dell'Italia:  un giovane su 4 non fa nulla

In Italia un giovane su quattro non lavora e non studia. Scoraggiati, con poche ambizioni, anche perché l'offerta non consente di averne.

Ad esempio, chi si affaccia alla vita attiva nel Belpaese ha meno probabilità rispetto ai coetanei europei di migliorare la propria condizione sociale ed economica. L'Italia resta un Paese ostile ai giovani. Terreno fertilissimo, per formule di welfare che sanno molto di assistenzialismo. Come il reddito di cittadinanza, verrebbe da pensare.

Ieri ha avuto molto successo sui social media una serie di dati di Eurostat sul lavoro, dal quale emerge che in Europa è calata ovunque la percentuale di Neet. Cioè i giovani 18 e 24 anni che non hanno un lavoro né studiano. Dal 2012 i giovani dell'Ue che non hanno un'occupazione e non si formano, sono diminuiti dal 17,2% all'attuale 14,3%. Un livello fisiologico.

Il problema è che l'Italia resta in fondo alla classifica. L'anno scorso, un giovane italiano su quattro, il 25,7%, non era né occupato né impegnato in un percorso di istruzione o formazione. Meglio di noi anche Cipro (22,7%) e la Grecia (21,4%). In Spagna il numero dei Neet si è attestato al 17,1%, in Francia al 15,6%. Nei Paesi bassi il livello più basso: 5,3%. I giovani nullafacenti italiani sono in proporzione quattro volte quelli tedeschi (8,6%).

Un mercato ingessato e una tassazione sul lavoro, come ha certificato pochi giorni fa la Commissione europea, che è la più alta del Vecchio continente. Ma le ricette per superare questa situazione sono diverse. Ieri Luigi di Maio, ministro del Lavoro, ha definito quella dei Neet una «emergenza nazionale ed è per questo che entro giugno voglio portare in Consiglio dei ministri il Decreto dignità». Il pacchetto di misure per il lavoro è un superamento del Jobs Act del qualche ancora non si conoscono i contenuti. Visto che viene dal M5s è poco probabile che sia una ricetta liberale. Più facile che il governo ingessi ancora di più un mercato del lavoro che è tra i meno competitivi dell'occidente, in termini di costo, di burocrazia e di vincoli per chi vuole investire in occupazione.

Poi c'è il reddito di cittadinanza. Per Forza Italia sarebbe «il colpo di grazia per i Neet italiani perché li asseconderebbe a continuare a non far niente potendo comunque contare su un sussidio statale», ha spiegato la deputata azzurra Patrizia Marrocco. Una «pesante» eredità dei governi di sinistra, ha protestato la capogruppo dei deputati di Fi Mariastella Gelmini secondo la quale «il governo Conte ha altre priorità. Quando inizia il cambiamento?».

Tra le tradizioni italiane dure a morire c'è quella della scarsa mobilità sociale. I figli non ereditano solo gli averi della famiglia, ma anche il tipo di istruzione, il tipo di occupazione e livello di reddito. Secondo uno studio dell'Ocse pubblicato ieri, se si considerano quanti tra i 25-64 enni appartengano a una classe sociale diversa, più alta o più bassa, rispetto ai genitori solo uno su tre si è mosso verso l'alto (il 31%), quasi 10 punti sotto la media Ocse. In Italia due terzi dei bambini con genitori che non hanno un'istruzione superiore resteranno allo stesso livello contro la media Ocse del 42%.

Solo il 6% tra di loro arriva alla laurea, meno della metà della media Ocse.

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