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Troppi sbarchi, la polizia cede: "Non riusciamo a controllarli"

Le forze dell'ordine confermano che numerosi immigrati non vengono identificati dopo l'approdo in Italia. E così sono liberi di chiedere asilo politico in altri Paesi

Troppi sbarchi, la polizia cede: "Non riusciamo a controllarli"

Non lo si dica al ministro dell'Interno bavarese Joachim Herrmann, che solo qualche giorno fa accusava Roma di non prendere dati personali o impronte «perché così gli stranieri possono chiedere asilo in altro Paese». Ma c'è qualcuno che gli dà ragione. E se fosse vero? E se tra i rigidi controlli che passano al setaccio gli immigrati all'arrivo ci fosse qualche voluta «falla» che permette ad alcuni di dileguarsi verso altre mete? Herrmann portava a conferma la «discrepanza» tra le oltre 126mila richieste d'asilo in Germania nel 2013 e le 27.930 in Italia, considerando che l'anno scorso sono giunti in Italia oltre 60mila rifugiati.

«Non è che quel ministro abbia poi così torto - dice un rappresentante delle forze dell'ordine che preferisce restare anonimo -. Si fanno controlli serrati. Sempre. E alcuni immigrati vengono lasciati andare. Chiederanno rifugio politico altrove». Dunque una «falla» creata ad hoc? Del resto, se le norme europee prevedono che i rifugiati presentino istanza d'asilo politico nel Paese in cui arrivano, vorrebbe dire che tutti dovrebbero presentarla solo in Italia, salvo casi eccezionali in cui un barcone riesca ad approdare da qualche altra parte senza essere sparato o rimandato verso la Sicilia. Questo non vuole dire che è bene bypassare la normativa, ma i centri scoppiano in attesa che le commissioni valutino le istanze.

E non è tutto. «Se un rifugiato identificato in Italia viene pizzicato in altro Paese - dice l'esponente delle forze dell'ordine - viene rispedito da noi. Dove alloggiarlo se è un eufemismo dire che i centri per richiedenti asilo sono al collasso?». È un problema.

In base a cosa avvenga il «lasciapassare» per alcuni immigrati non sarebbe una decisione arbitraria. «Gli uomini in divisa che danno l'anima in Mare Nostrum sono ligi ai loro compiti in modo rigoroso. Nessuno di loro, nemmeno i vertici potrebbero mai non rispettare la normativa su propria iniziativa», precisa. Che vuol dire? Il nostro interlocutore non dice di più, ma il senso sembrerebbe chiaro. Sarebbe una regola non scritta. Le forze dell'ordine - pare - si sentirebbero autorizzate. I siriani, ad esempio, non sempre sarebbero identificati, gli egiziani sì. Pare vada in questo modo.

C'è anche da dire che i rifugiati fermati dalla polizia bavarese e austriaca mentre tentavano di entrare nei rispettivi Paesi senza documenti potrebbero essere immigrati che hanno eluso i controlli. Peter Gantolier, responsabile della polizia di Innsbruck per i controlli Schengen sui treni ha detto che «sono consegnati alle autorità italiane visto che non intendono chiedere asilo in Austria. Respinti, fanno perdere le loro tracce».

Non c'è, insomma, solo Malta a respingere i barconi indicando la retta via per la Sicilia. C'è la Grecia che rafforza le frontiere, e i barconi convergono sull'Italia, minacciati dalle armi spagnole. La Francia dal 1° gennaio 2014 ha rispedito in Italia 3.411 migranti.

Se i controlli venissero effettuati alla partenza si risparmierebbero tante rogne. A cominciare dai rimpatri per finire al fatto che partirebbe solo chi ha le carte in regola per stare in Italia e, perché no, in altri Paesi dell'Ue, realizzando quell'auspicata spartizione equa di stranieri e costi. Si scongiurerebbe l'ingresso di pregiudicati, tagliando foraggiamenti alle consorterie criminali che stanno dietro ai viaggi. Quante stragi potrebbero evitarsi?

Invece si muore. Nel Canale di Sicilia si è rovesciato un peschereccio con 370 migranti: 364 sono salvi. Sei i corpi recuperati. Dalle ispezioni cadaveriche sui 18 morti giunti a Pozzallo nei giorni scorsi emerge che sono stati malmenati oltre ad avere inalato esalazioni. Gli immigrati in Italia tra il 1° agosto 2013 e il 31 luglio sono 116.944. Sono ospiti in strutture temporanee, centri governativi e Sprar 53.243.

Il 28% in Sicilia, il 13% nel Lazio, l'11% in Puglia, in Calabria l'8%, in Lombardia il 7%, il 6% in Campania, il 4% in Emilia Romagna e in Piemonte, il 3% in Toscana e Marche, il 2% in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Molise, Sardegna, Liguria, Basilicata e Umbria, e fanalini di coda con l'1% Abruzzo e Trentino Alto Adige-Sud Tirolo.

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