Politica

"Troppo pessimisti" L'editto renziano contro i talk della Rai

Dopo le bordate del premier sugli approfondimenti, la crociata dei suoi. Il consigliere Guelfi: "L'Italia s'è desta, ma loro non lo raccontano"

"Troppo pessimisti" L'editto renziano contro i talk della Rai

Bombardato da sms di piddini che gli segnalano la presenza di «gufi» nei talk show, la sproporzione tra tesi pessimistiche sull'Italia, servizi ansiogeni (con musichetta triste di sottofondo) e ragioni governative. Non servirebbe neppure questo servizio di monitoraggio interno per aumentare la diffidenza del premier verso i talk show, già altissima di suo. Nella direzione Pd Renzi ha ironizzato sullo scarso share dei talk show del martedì ( Ballarò e Floris su La7 ), il loro racconto «pigro e mediocre» battuto anche dalla «centosettesima replica di Rambo ». Ma è solo l'ultima bordata che il leader Pd scaglia contro i programmi di approfondimento politico in tv. «I talk show guardano al presente con disperazione, così non andremo da nessuno parte» disse una volta. «Finti scoop, balle spaziali e retropensieri: dobbiamo cambiare modo di raccontare l'Italia e la politica, non siamo quella roba lì» ha twittato un'altra, prima di bollare come «soprammobili da talk show» Landini e Salvini, e sfottere «certa sinistra» convinta che «i posti di lavoro si creano andando in tv». Nel mirino c'è soprattutto la Rai, come servizio pubblico, e soprattutto RaiTre, sotto attacco dei renziani in Vigilanza per eccesso di «gufismo» e, a loro dire, scarsa obiettività.

L'accusa alla Rai di diffondere pessimismo ha un precedente a Palazzo Chigi: Silvio Berlusconi. Con una differenza difficile da non notare. Quando fu il premier di centrodestra ad accusare di disfattismo la tv pubblica, successe il finimondo. Reagirono compatti l'Usigrai, le opposizioni (dall'Udc al Pd, in primis l'attuale capogruppo Zanda), la triplice Cgil, Cisl e Uil tutta intera, l'allora presidente della Rai Claudio Petruccioli, le associazioni tipo Articolo21, i giornalisti autorevoli, tutti gridarono allo sfregio della libertà di stampa. Con Renzi, invece, silenzio, con sporadiche eccezioni, mentre persino l'ex segretario del sindacato giornalisti Fnsi, Franco Siddi, ora consigliere Rai, dice che «i talk hanno dei limiti e vanno ripensati».

Eppure, se il premier ha altro da fare (si dice anche che guardi poca Rai, preferendo SkyTg24 o le serie Tv americane), i suoi hanno i fucili armati e puntati sull'informazione di Viale Mazzini, terza Rete in particolare. Con una differenza rispetto ai mesi scorsi: stavolta i vertici Rai sono renziani, col dg «leopoldino» Campo Dall'Orto (ha già detto di non amare i talk show pensati per «indignarsi o eccitarsi»), e il consigliere Guelfo Guelfi subito allineato al modello TeleMatteo: «L'immagine dell'Italia che esce dai talk è spessissimo solo problematica - dice all' AdnKronos - quando invece sono sotto gli occhi di tutti le inversioni di tendenza, l'Italia s'è desta ma loro non se ne vogliono accorgere. Non è che lo faranno apposta?». Problemi che si risolveranno col prossimo giro di nomine Rai, dove i gufi ci rimetteranno le penne (si attende che Dall'Orto, approvata la riforma Rai, abbia pieni poteri da amministratore delegato).

Intanto, il direttore di RaiTre, Andrea Vianello, si è dovuto presentare in Vigilanza, per difendere la rete, dopo una puntata di Ballarò ritenuta poco bilanciata. «Accetto con rispetto ma con stupore le critiche, siamo solo alla seconda puntata su 42, che percorreremo all'insegna di valori fondanti come equilibrio e pluralismo. Quando si parla di “talk pollaio” ci sentiamo chiamati fuori. La crisi di ascolti del genere è significativa ma riguarda tutti. Se ben fatto il talk è anche un formidabile esercizio democratico di circolazione delle idee». Tra i renziani che in Vigilanza scalpitavano per replicargli, senza averne la possibilità (le seduta è rimandata al 23) c'è Michele Anzaldi, uomo di fiducia del premier sul fronte Rai. «L'altra sera a Presa diretta sul Jobs Act è stata data voce solo alla Cgil. E al Tg3 hanno inventato il nuovo “panino”: prima parla la minoranza Pd, poi la maggioranza, chiusura al M5S. E il pluralismo?». Troppo spazio ai pessimisti della sinistra Pd.

Urge Rai de-gufizzata.

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