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Trovata la prof sparita Resisteva allo stupro uccisa e gettata nella cava

Un muratore confessa: «Sono stato io». Dopo averla finita infierisce sul corpo. Nel 2009 tentò una violenza ma scontò soltanto un anno

Trovata la prof sparita Resisteva allo stupro uccisa e gettata nella cava

Un braccialetto, un mazzo di chiavi, una scheda sim e le cuffiette dell'Ipad. I familiari di Gilberta Palleschi, 57 anni, insegnate di Sora li stringono tra le mani, mentre fissano il vuoto. Per quaranta giorni hanno sperato che la donna, professoressa di inglese alle scuole medie e segretaria regionale dell'Unicef, li avesse abbandonati per disfarsene, dopo essersi allontanata volontariamente da casa. Invece ieri hanno scoperto che un mostro di 43 anni, Antonio Palleschi, che per tragica fatalità ha lo stesso cognome, l'ha uccisa dopo aver cercato di violentarla e il giorno dopo è tornato sul luogo del delitto con l'intenzione di abusare del cadavere. L'uomo nel 2009 tentò una violenza ma scontò solo un anno.

Una storia macabra che ha lasciato senza parole la Ciociaria, che conosceva bene il sorriso dell'insegnante, sempre in prima linea per aiutare i bimbi meno fortunati.

Di Gilberta si erano perse le tracce il primo novembre, quando era uscita, come faceva spesso, per fare jogging a San Martino, in provincia di Frosinone. Da quel momento non si è saputo più nulla, ma quel silenzio era quantomai rumoroso, perché l'insegnante era una donna che faceva parlare di sé, a scuola dove tutti le volevano bene e all'Unicef, dove era entrata come volontaria nel 1991 e nel 2007 era diventata segretaria del Comitato regionale. Amici, parenti e conoscenti erano così scettici all'idea che si fosse allontanata di proposito, che domenica 23 novembre si erano dati appuntamento a Broccostella, dove era stata avvistata l'ultima volta, per cercarla insieme. Ma la tristezza si è tramutata in rabbia quando ieri alle 12 hanno saputo del ritrovamento del cadavere, nelle campagne di Campoli Appenino. Il corpo, completamente nudo e in avanzato stato di composizione, si trovava in fondo a una scarpata di un centinaio di metri, a venti chilometri da San Martino e per recuperarlo i carabinieri hanno dovuto ricorrere a un elicottero e agli speleologi della fluviale. Ad indicare dove si trovava la poveretta è stato lo stesso killer, Antonio Palleschi, manovale disoccupato di Arpino, mentre il fratello della vittima, in caserma a Sora, veniva messo al corrente della verità. Il muratore disoccupato quel tragico lunedì ha visto la donna che correva e l'ha fermata, sperando in un rapporto sessuale. Davanti al rifiuto secco, si è trasformato in una belva. L'ha colpita con calci e pugni e mentre era ancora viva l'ha caricata in auto. Ma nel farlo non si è accorto che una testimone, che ha notato la scena.

Convinto di non essere visto, il quarantatreenne ha portato Gilberta fino alla cava e l'ha finita con una pietra alla testa. Secondo le prime ricostruzioni il giorno dopo sarebbe tornato sul luogo dove aveva nascosto il corpo e avrebbe tentato di abusarne. Vestiti e parte della tappezzeria della sua auto li ha invece sotterrati in altre due località. Ora dovrà rispondere di omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere.

Il Comitato provinciale dell'Unicef di Frosinone dopo aver saputo l'accaduto ha sospeso tutte le attività in programma in Ciociaria. «Per la nostra città è una vicenda terribile, anche per come si sono svolti i fatti - ha detto il sindaco di Sora Ernesto Tersigni -.

C'è grande dolore e sono vicino alla famiglia Palleschi».

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