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Trump: "Sono atti di codardia". Ma i democratici lo accusano

Tutti contro il presidente. O'Rourke: «È un razzista» E Sanders: «Il suo linguaggio incoraggia i fanatici»

Trump: "Sono atti di codardia". Ma i democratici lo accusano

New York - Le sparatorie in Texas e Ohio irrompono nella campagna elettorale americana, e mentre il presidente Donald Trump condanna le stragi, i rivali democratici puntano il dito contro di lui e la sua retorica incendiaria, accusandolo di alimentare la violenza, il razzismo e il suprematismo che sfociano poi in tragedie come quelle avvenute sabato, che hanno provocato almeno 29 morti e 53 feriti.

«La sparatoria di El Paso è stata non solo tragica, ma un atto di codardia. Io sto con tutti coloro che in questo paese condannano gli atti d'odio. Non c'è alcuna ragione o scusa che giustifichi l'uccisione di gente innocente», ha scritto su Twitter il tycoon. «Dio benedica la gente di El Paso, Texas. Dio benedica la gente di Dayton, Ohio», ha aggiunto. Trump ha poi ordinato le bandiere a mezz'asta per quattro giorni alla Casa Bianca e in tutti gli edifici pubblici in segno di lutto per le due stragi. «La nostra nazione piange le vittime, e condividiamo il dolore e la sofferenza di tutti coloro che sono stati feriti in questi due insensati attacchi - ha affermato -. Condanniamo questi atti odiosi e codardi. Attraverso il nostro dolore, l'America è unita alla gente di El Paso e Dayton».

Parole che non sono servite a risparmiargli gli attacchi degli avversari dem, in particolare di alcuni dei candidati alle primarie per le elezioni presidenziali del 2020. Il primo a puntare il dito contro il presidente è stato Beto O'Rourke, che ha interrotto la campagna elettorale per tornare nella sua El Paso, e ha accusato Trump di alimentare con le sue affermazioni anti-immigrati il razzismo e l'aumento della violenza. «È un razzista, un nazionalista bianco», ha detto, sottolineando che la sparatoria è in parte colpa della retorica del Commander in Chief. «Abbiamo avuto un aumento dei crimini d'odio ogni singolo giorno degli ultimi tre anni - ha aggiunto - durante un'amministrazione in cui c'è un presidente che chiama i messicani stupratori e criminali, mette al bando i musulmani e invita a tornare nel loro paese deputate di colore, emulato ai comizi dai suoi fan».

Il linguaggio di Trump «crea un clima che incoraggia gli estremisti», gli fa eco il senatore Bernie Sanders. Il candidato progressista alle primarie dem ha quindi invitato a «rifiutare la pericolosa e crescente cultura di intolleranza abbracciata da Trump e dai suoi alleati» e a «trattare questo razzismo violento come una minaccia alla sicurezza», investendo «in risorse per le forze dell'ordine in modo da combattere la crescente popolazione di nazionalisti bianchi che fanno ricorso alla violenza».

Sanders ha chiesto anche di approvare una legge sulle armi senza le intimidazioni della potentissima lobby di settore, l'Nra. «Dopo ogni tragedia il Senato, intimidito dal potere dell'Nra, non fa nulla. Questo deve cambiare. Abbiamo bisogno di un presidente e di un Congresso che ascoltano gli americani, non l'ideologia di una organizzazione estremista di destra», ha proseguito. Affermando che se veramente l'autore della strage di El Paso aveva postato un manifesto razzista e anti-immigrati, «si tratterebbe di un altro attacco di terrorismo domestico del nazionalismo bianco».

«Invece di sprecare soldi mettendo i bambini nella gabbie, dobbiamo affrontare questa piaga».

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