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Trump tenta Putin: "Potrei riconoscere che la Crimea è russa"

Preoccupazione crescente nella Nato: forse Donald pensa a un fronte con Mosca

Trump tenta Putin: "Potrei riconoscere che la Crimea è russa"

Pace nel mondo, Siria, Ucraina e presunte interferenze nelle elezioni americane. Sarà un incontro a 360 gradi sui temi caldi del momento quello del 16 luglio in Finlandia tra Donald Trump e Vladimir Putin. Sul tavolo del vertice di Helsinki tra il presidente Usa e l'omologo russo ci sarà anche la questione della Crimea, e il tycoon dice di non escludere il riconoscimento dell'annessione alla Russia. «Parleremo di tutto», fa sapere ai giornalisti a bordo dell'Air Force One, mentre si reca con la famiglia nel suo resort di Bedminster, in New Jersey, per il lungo ponte del 4 luglio.

«Discuteremo con loro di Siria, di Ucraina. Parleremo di pace e potremmo persino parlare di come risparmiare milioni di dollari sulle armi», chiosa. «Potremmo anche discutere di alcune delle cose che il presidente Obama ha perso, come la Crimea», sottolinea Trump. E alla domanda se gli Stati Uniti hanno intenzione di riconoscere la Crimea come parte della Russia, non esclude la possibilità, rispondendo: «È da vedere». Poi ribadisce che la situazione è stata gestita «in modo infelice» dal suo predecessore: «Obama, durante il suo mandato, ha permesso che succedesse». Già durante l'ultimo G7 in Canada, Trump ha ricordato che la Russia ha investito molto in Crimea dall'annessione del 2014. «Hanno speso un sacco di soldi per ricostruirla», ha precisato, rifiutandosi di criticare il Cremlino. Sulla possibilità di sollevare le sanzioni imposte alla Russia, invece, il Commander in Chief rimane vago: «Vedremo cosa fa Mosca».

Al centro dell'incontro di Helsinki, tuttavia, ci saranno anche le presunte interferenze russe nelle ultime presidenziali: «Parleremo delle elezioni, non vogliamo che nessuno manometta le elezioni», afferma The Donald, che giovedì su Twitter ha ribadito che «Mosca continua a dire che non ha nulla a che fare con le interferenze di Usa 2016». Secondo Trump «avere buoni rapporti con la Cina e la Russia è una cosa positiva», ed è convinto che «possa esserci una de-escalation» con le due potenze.

Secondo alcuni il presidente si sta addirittura preparando a formare una cordata alternativa con Putin, che potrebbe costituire un elemento di attrazione per tutta l'area euroscettica. E la posizione degli Stati Uniti è tenuta d'occhio sempre più attentamente dalla Nato. Nei giorni scorsi il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha accolto con favore l'incontro Trump-Putin, dicendo di «credere nel dialogo», di «non volere una nuova guerra fredda né l'isolamento di Mosca». In realtà c'è tensione tra il tycoon e l'Alleanza Atlantica, e Trump ha appena inviato una serie di lettere con un messaggio chiaro, ossia che la discussione al vertice Nato dell'11 e 12 luglio riguarderà soprattutto l'impegno a dedicare il 2% del Pil alle spese militari, che quasi nessuno sta rispettando.

Nel frattempo, proprio per il disaccordo con le politiche e le parole del Commander in Chief su Ue e Nato, si è dimesso l'ambasciatore di Washington in Estonia. «Le affermazioni del presidente che l'Ue è stata costituita per approfittarsi degli Stati Uniti, per aggredire il nostro salvadanaio o che la Nato è negativa quanto il Nafta, non solo sono sbagliate nei fatti, ma sono il segnale che per me è tempo di lasciare, scrive su Facebook James D. Melville, il terzo ambasciatore americano a lasciare in pochi mesi.

Prima di lui c'è stato il collega di Panama, John Feeley, e la diplomatica Usa in Kenya, Elizabeth Shackleford.

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