Magistratura

"Turetta è un ex, tra 12 anni potrebbe già tornare libero"

Il giudice romano esperto di violenza sulle donne: "Non rischia l'ergastolo, e con il rito abbreviato..."

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Sulla carta rischia una pena altissima: da 24 a 30 anni di carcere. «Ma attenzione - spiega Valerio de Gioia, giudice al tribunale di Roma, autore di molti libri sul femminicidio - la legge non è così stringente come potrebbe sembrare».

La procura di Venezia contesta a Filippo Turetta l'omicidio con l'aggravante della relazione sentimentale. Dove sono le criticità?

«C'è una contraddizione nell'aggravante da lei citata, introdotta con il codice rosso. Chi uccide la moglie o la fidanzata rischia l'ergastolo, ma se la vittima è divorziata o aveva interrotto la relazione, come Giulia, l'aggravante fa salire la pena fino a 30 anni, ma l'omicida schiva l'ergastolo».

Spesso è proprio l'addio al partner violento a scatenare la reazione dell'uomo che porta all'omicidio.

«Appunto. Io in generale non credo che serva inasprire le pene, ma qui c'è, come dire, un problema di sistema: non puoi considerare meno grave l'omicidio dell'ex. E fra l'altro, questo non è solo una quesito teorico ma ha conseguenze molto importanti».

Quali?

«L'aggravante che può inchiodare all'ergastolo toglie all'imputato la possibilità di chiedere il rito abbreviato, con sconto automatico di un terzo sull'eventuale pena».

In pratica?

«In sostanza, se si punta sull'abbreviato, come potrebbe fare il killer di Giulia, da 24 anni si scende a 16 e non è finita».

Che altro c'è?

«Con l'istituto della liberazione anticipata è probabile, molto probabile, un ulteriore sconto di un quarto sulla pena effettiva. Fra 12 anni, considerando solo l'accusa di omicidio così come è formulata in questo momento, l'assassino di Giulia potrebbe essere libero. Certo, la procura contesta a Turetta altri reati, dal sequestro all'occultamento di cadavere, ma in questi casi, con la cosiddetta continuazione, la condanna sarebbe di poco superiore».

La premeditazione?

«I pm potrebbero sostenere che il delitto è stato concepito con largo anticipo, ma dimostrarlo non sarà facile».

Il codice rosso non ha fermato questa scia di sangue. Come mai?

«Il codice rosso ha forse evitato una ulteriore escalation di questi orrendi delitti, ma certo una legge da sola non risolve un problema che ha origini più profonde e deve essere contrastato sul piano della cultura e dell'educazione».

Oggi al Senato arriva il disegno di legge Roccella. Un altro passo in avanti?

«Si. Introduce infatti nuove misure di polizia per contrastare i reati spia, come le minacce o le percosse, che spesso sono campanelli d'allarme: i comportamenti violenti sono l'anticamera di fatti di sangue. Ma purtroppo nella vicenda di Giulia sembra che queste spie non si siano mai accese. Lui gridava mi uccido', ma non picchiava o spaccava oggetti in casa di lei. Non tutto purtroppo può essere previsto o prevenuto».

La commissione parlamentare presieduta da Martina Semenzato dovrà immaginare nuove norme?

«No, apprezzo l'idea della Commissione di scrivere un testo unico che metta insieme tutte le leggi oggi sparse».

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