Politica

«Turisti a Venezia, ma con la maschera antismog»

Sul «Guardian» duro attacco alle navi da crociera che in città «rendono l'aria irrespirabile»

Serenella Bettin

Venezia A infilare il dito nella piaga di questi giorni, di una Venezia che schiatta per l'afa e per i turisti, non poteva mancare la stampa britannica. Il Guardian ieri mattina ha pubblicato un articolo: «Se andate a Venezia, non dimenticate la mascherina antismog».

Un editoriale a firma di Axel Friedrich, ricercatore tedesco, cacciatore di polveri sottili che gira il mondo con il suo kit di strumenti per monitorare la qualità dell'aria e che si schiera a fianco dei veneziani che da anni protestano contro le grandi navi da crociera che entrano nei canali fino al cuore della città. Titani enormi come palazzi, stazze di centomila tonnellate con quattromila passeggeri a bordo, disposti su settanta metri di altezza e trecento di lunghezza, che arrivano fino a San Marco e svettano tra chiese, piccioni, vaporetti e piccole imbarcazioni.

«Preoccuparsi dell'aria inquinata potrebbe sembrare strano in una città che ha poche strade e auto spiega Friedrich nel suo editoriale - ma l'aria di Venezia porta rischi nascosti. Ogni giorno cinque o sei navi da crociera tra le più grandi al mondo penetrano nel cuore della città vecchia, che ospita il più grande terminal di tutto il Mediterraneo. Queste navi offrono ristoranti di lusso, imponenti piscine e divertimenti esotici, ma nel silenzio pompano nell'aria fumi inquinanti».

Da dire che in vigore c'è l'accordo Blue Flag, un patto con cui le compagnie crocieristiche si sono impegnate a ridurre le emissioni inquinanti, ma Friedrich che ha misurato la qualità dell'aria al momento del transito di una nave, lancia l'allarme. «Il combustibile che bruciano durante l'ancoraggio è inquinante e quando le grandi navi transitano nel canale della Giudecca, la mia squadra ha registrato fino a 500 particelle ultrasottili per centimetro cubo. Un livello cinquecento volte superiore rispetto a un'aria pulita».

Tradotto: anche se si usano combustibili meno inquinanti, comunque l'aria sarebbe inquinata. Secondo lo studioso questa presenza di particelle «rimane nell'aria per molto tempo ed esse sono sospinte dal vento anche nell'entroterra».

Nel giugno scorso Friedrich è stato intervistato dalla trasmissione di Raiuno Petrolio. Al passaggio di una nave venne registrato un picco di particelle ultrasottili pari a 80mila per centimetro cubo: «Si considera l'aria pulita si disse nel servizio - quando se ne contano meno di mille».

Fa sorridere che il giorno in cui il Guardian schernisce Venezia, la stessa città lagunare firmi un accordo per favorire una mobilità urbana a idrogeno.

Un impegno per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e degli inquinanti atmosferici.

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