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Tutte le sfumature di camicia bianca secondo Valentino

Con Piccioli l'ordinario si fa straordinario E il foulard di Hermès ora diventa una borsa

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Parigi Far diventare straordinarie le cose ordinarie e quotidiane: una semplice camicia bianca, le tuniche tagliate come una T-shirt, il classico trench e gli abiti-sottoveste per non parlare del little black dress, della giacca da uomo e del blouson noir.

«Ci puoi riuscire solo con la couture che fa la differenza non tanto per il prezzo quanto per l'inarrivabile perfezione del taglio e delle cuciture» spiega Pierpaolo Piccioli nel quartier generale di Valentino in place Vendome dove vengono dati gli ultimi tocchi alla strepitosa collezione di prét à porter in passerella ieri sera a Parigi. Visti da vicino i modelli lasciano senza fiato, sono un nulla che è tutto. Ce ne sono 20 su 80 mutuati dall'idea della camicia bianca, la miglior amica che una donna possa avere nell'armadio. Diventa uno strepitoso vestito incrociato a pieghe in popeline candido, oppure un lungo spolverino strategicamente aperto sui pantaloni corti, una blussa dalle maniche sbuffanti montata su una svolazzante gonnella di chiffonn, un fantastico robe manteau in georgette termosaldata e mille altre variazioni sul tema.

«Sembre bianco puntualizza lui perchè l'idea era togliere il colore per arrivare all'essenza dei volumi e delle forme». È la tecnica della grisaille inventata dai monaci cistercensi nel XIII secolo per decorare le vetrate delle loro abazie e poi adottata da artisti come Andrea Mantegna e Jan Van Eick. Dal monocromo per antonomasia, si passa alle tinte degli evidenziatori(verde, rosa, azzurro, arancio e giallo) che dagli abiti approdano alla mitica borsa Rockstud Spike nella nuova versione fluo in vendita da oggi nelle boutique Valentino.

Ma questo flash di see now buy now non è nulla rispetto alla poetica perfezione dei contrasti creati tra la forma elemetare della T-shirt che fa da sfondo a un'esplosione di stampe, intarsi e motivi che sembrano ripresi dai dipinti di Gauguin o del Douanier Russeau, ma in realtà citano gli affascinanti gioielli creati da Alessandro Gaggio e saggiamente sfoggiati con i capi più semplici. Coccodrilli alati, scimmie danzanti e draghi che rubano pietre luccicanti come in natura fanno le gazze ladre, penzolano da giganteschi orecchini dorati come le grandi collane aperte davanti. Non manca l'abito trench, il minidress nero con maniche jambon delineate dal solo tessuto, la sottoveste in pizzo di cotone sotto al blouson: una normalità molto speciale. È un po' questa la magnifica ossessione di Hermès, storico marchio del lusso francese che la stilista Nadège Vanhee-Cybulski disegna con quella forza tranquilla che visto il costo esorbitante di ogni singolo prodotto ci sembra il minimo sindacale. Certo sul fronte moda c'è poco di nuovo: piccole variazioni sul tema del maschile al femminile e dei bellissimi abiti in nappa tagliati a grembiule che in Francia si chiamano «tablier». Inarrivabili come sempre gli accessori a cominciare dalla borsa fatta aggiungendo un manico di cuoio al classico carrè. Magnifici i colori: verde thè, cenere di rosa, legno d'ebano, cognac e ginger.

Da Schiaparelli il direttore creativo Daniel Roseberry parte da un semplice tailleur pantalone rosa shocking e cerca di costruire i 10 capi fondamentali del guardaroba ideale, quello con cui una donna colta e cosmopolita come la mitica Elsa può essere di giorno una persona dall'eleganza asciutta e areodinamiva mentre di notte diventa una creatura fantastica. Il risultato gli riesce soprattutto negli accessori: dei bijoux da perdere la testa che vanno dal braccialetto-logo alla tiara per occhi passando per la nuova versione della borsa secret.

Strepitosi i totem surrealisti che il designer, figlio di un'artista e di un prete, ha costruito con l'idea della bellezza sacrale, qualcosa che ha una funzione salvifica almeno del buon umore. L'operazione di solito riesce benissimo a Thom Browne che è lo stilista americano con un immaginario degno di Tim Burton. Stavolta il suo giardino segreto in seersucker da camicia maschile in cui deambulano coppie di damine con le classiche crinoline settecentesche costruite nello stesso materiale a righine bianche e rosse o bianche e blu non è tanto interessante quanto irritante. La domanda «cui prodest» corre un po' sulla bocca di tutti. E vista che è un classico per giallisti e amanti dei misteri, l'identità delle due damine ci sembra essere Maria Antonietta e la principessa di Lamballe.

Due finite malissimo per la loro mania di perder tempo nei giardini mentre la gente moriva di fame.

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