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Tutti i luoghi nel mirino dei tagliagole del Califfo

I terroristi punterebbero sulla tomba di Dante a Ravenna, San Petronio a Bologna e Palazzo Pitti a Firenze. Il motivo? Offendono Maometto

Basilica San Petronio (Bologna) e la tomba di Dante (Ravenna)
Basilica San Petronio (Bologna) e la tomba di Dante (Ravenna)

Povero Dante. I tagliagole del Califfo Al Baghdadi non gli perdonano il sacrilegio di aver ridicolizzato il Profeta nel XXVIII canto dell'Inferno, raffigurandolo squartato a metà da un diavolo armato di spada perché « seminator di scandalo e di scisma ». E a distanza di sette secoli e mezzo, i demoni della Sharia vogliono vendicarsi della Divina Commedia . Nell'unico modo che conoscono. La tomba del Sommo Poeta, a Ravenna, è in pericolo.

Il capo della polizia Alessandro Pansa, in una nota riservata del 7 luglio scorso, inviata agli uffici info-investigativi delle Questure più importanti d'Italia, ha stilato un elenco dei luoghi d'arte che la follia islamista potrebbe prendere di mira dopo l'escalation di violenza contro gli occidentali in Medioriente e in nord Africa.

Dante deve pagare per quelle terzine sul Profeta che, tra le fiamme della IX Bolgia, gli va incontro insieme al genero Ali aprendosi il petto e mostrandogli le interiora che gli pendono tra le gambe. Il suo monumento funebre è un'offesa al popolo di Allah che dev'essere lavata col sangue.

Ma sono tutte le «decorazioni e le raffigurazioni» di Maometto e le scene dei «trionfi degli eserciti cristiani» sui musulmani che preoccupano gli analisti del Dipartimento di pubblica sicurezza. Affreschi, quadri e dipinti sacri che, per l'iconoclastia dell'Isis, rappresentano un oltraggio insopportabile così come le miniature e le illustrazioni su «turchi e islamici» dannati nel giorno del Giudizio universale, conservati in biblioteche e musei.

Bisogna aumentare il livello di controllo su questi obiettivi sensibili, ordina Pansa. Elencandoli uno a uno, da Nord a Sud: la Basilica di San Marco a Venezia, il Palazzo del Principe a Genova, la tomba di Dante a Ravenna, appunto; la Basilica di San Petronio a Bologna, Palazzo Pitti a Firenze, il Santuario del Sacro Speco a Subiaco (Roma), il Vaticano e l'Oratorio del Rosario di S. Cita a Palermo.

Le immagini dei terroristi dell'Isis che radono al suolo le antiche abbazie cristiane in Siria, polverizzando un patrimonio storico-archeologico unico al mondo perché appartenente ai « kafir », i miscredenti, hanno allarmato le agenzie di sicurezza occidentali che temono azioni dimostrative da parte di «lupi solitari» interessati a conquistare il sogno dell'immortalità con un gesto eclatante. Tant'è che, negli ambienti dell'intelligence, cresce la preoccupazione anche per la città di Pompei, nel Napoletano. Il sito archeologico più visitato del pianeta e dimora del Santuario dedicato alla Madonna che ogni anno accoglie decine di migliaia di fedeli per il mese mariano. Il luogo dove sacro e profano convivono pacificamente. Il posto perfetto per colpire.

L'Italia è uno dei temi ricorrenti della propaganda jihaidista. Ne parla la combattente italiana convertita Maria Giulia Sergio su Skype coi genitori prima del loro arresto, promettendo che le armate di Allah arriveranno nella Città Eterna. Sui social network dei terroristi viaggiano i fotomontaggi del Colosseo in fiamme. E la copertina di « Dabiq », la rivista ufficiale dello Stato Islamico, qualche tempo fa ha immaginato la bandiera nera del Califfato issata sull'obelisco di piazza San Pietro.

L'inferno islamista è alle porte ma non è quello di Dante.

E non basterà una Beatrice per salvarsi.

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