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"Uccidi le Camere", "Volgarità". È scontro Napolitano-Calderoli

Scintille nell'Aula del Senato. Napolitano contro Calderoli: "Invettive di una volgarità da suburra". E il leghista: "Ha ucciso il parlamento"

"Uccidi le Camere", "Volgarità". È scontro Napolitano-Calderoli

Nell'Aula del Senato scintille fra Giorgio Napolitano e il vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli. A "sorpresa" l'ex capo dello Stato ha chiesto la parola per un intervento di fine seduta a titolo personale e si è "tolto" qualche sassolino dalle scarpe. "Non si ingiuriano le persone ma le istituzioni", ha tuonato stigmatizzando le parole pronunciate dall'esponente del Carroccio in una seduta d'Aula di inizio ottobre.

"Dire che ho definito indegno il Senato e il parlamento è una affermazione deliberatamente falsa e di senso opposto al mio intervento - ha tuonato Napolitano - ho sempre operato, da deputato per 38 anni, da presidente della Camera e poi della Repubblica, per valorizzare il ruolo del parlamento e per rafforzarne il prestigio". Poi ha aggiunto: "Chi per polemica elettorale, macchia questo mio incontestabile impegno viene meno ad ogni regola di oggettività e di rispetto istituzionale". Per il presidente emerito della Repubblica quelle di Calderoli sono state "invettive di una volgarità da suburra".

Ricordando la lectio magistralis del presidente emerito della Repubblica sulla riforma costituzionale alla scuola di formazione dei democratici Calderoli ha sottolineato di non essere "un diffamatore di professione". "Ho rispetto delle istituzioni ma sono un politico - ha fatto presente - e quando uno scende in politica e fa politica di parte deve essere disponibile al confronto e a darle e a prenderle". Il leghista ha, quindi, ricordato che l'articolo 87 della Costituzione stabilisce che ad autorizzare la presentazione dei ddl di iniziativa governativa e a promulgare le leggi dopo che i decreti sono stati convertiti dalle Camere, magari con la fiducia, è il presidente della Repubblica. E ha osservato: "Se qualcuno ha fatto girare gli stracci non è stato il sottoscritto, ma qualcun altro che ha firmato le leggi". "Una finanziaria con migliaia di commi significa uccidere il Parlamento", ha detto Calderoli. Per poi rincarare: "Se attraverso l'approvazione di una riforma devo far tornare degno il Parlamento vuol dire che era indegno".

"L'indegnità del Parlamento forse nasce dalla congiura di palazzo del 2011 quando il governo regolarmente eletto è stato mandato a casa - ha aggiunto Calderoli - forse indegno è il Parlamento che ha espresso tre fiducie per approvare la legge elettorale, fatto successo solo con la legge Acerbo e la legge truffa - ha proseguito - indegno è una campagna elettorale dove vediamo solo Renzi". "Quella è circonvenzione del popolo", ha concluso per poi rimangiarsi una frase che ricorda aver pronunciato in occasione di un compleanno di Napolitano: "Il presidente emerito è come il vino rosso, come l'Amarone che migliora ogni anno che passa.

Devo ricredermi perché anche i migliori vini rischiano di andare in aceto".

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