Politica

Uccisa in guerra dall'Isis l'eroina curda con il cappuccio rosso

È caduta in Siria Ayse Karacagil, 24 anni Condannata a un secolo di cella da Erdogan

Luigi Guelpa

Ayse era un'eroina da terzo millennio, e omologarla a una fazione politica piuttosto che a un'altra significherebbe ridimensionare il suo percorso umano e il suo desiderio di un mondo migliore. Martedì mattina la ragazza con il cappuccio rosso, o con la sciarpa rossa, è stata uccisa in una località non meglio precisata tra la Siria e la Turchia, mentre era impegnata a combattere i tagliagole dell'Isis. La 24enne Ayse Deniz Karacagil (questo il suo nome completo) era un'attivista di Gezi Park e una militante di sinistra, proveniente da Antalya.

Aveva aderito alle proteste di piazza contro Erdogan ed era simpatizzante del partito marxista leninista turco. Il foulard rosso che indossava era diventato il segno distintivo della sua appartenenza ai movimenti contro il presidente turco e a favore della causa curda. Nel 2014 la procura della repubblica di Istanbul aveva chiesto per Ayse una condanna a 100 anni di carcere per terrorismo, ma il giudice aveva comminato una pena ben più accettabile: la libertà vigilata. Il foulard non le era stato più restituito, e nei mesi di carcere aveva maturato l'intenzione di prendere la strada della montagna e di aderire alle milizie curde. La giovane combattente si era unita allo Ypj, la divisione femminile delle milizie curde, impegnata, come del resto per il gruppo maschile, nella liberazione di Raqqa, la capitale del sedicente Stato islamico.

Non si hanno molti dettagli sulla sua morte. Fonti accreditate filo-curde parlano di una raffica di mitra che avrebbe raggiunto Ayse mentre si trovava nei pressi di Karbeyaz. Tra gli attivisti e i compagni di lotta che hanno voluto regalarle un ricordo e un pensiero attraverso i social, c'è anche il noto fumettista italiano Michele Rech, meglio conosciuto come Zerocalcare.

Attraverso la sua matita virtuosa Ayse si era animata in Kobane Calling, la pubblicazione dedicata alla liberazione della città curda che era finita sotto il controllo del califfo nero Al Baghdadi. «Aveva scelto di andare in montagna e di unirsi al movimento di liberazione curdo invece di trascorrere il resto della sua vita in galera o in fuga. Da lì poi è andata a combattere contro Daesh in Siria e questa settimana è caduta in combattimento», si poteva leggere ieri sul profilo Facebook di un addolorato Rech. Ayse non era una mosca bianca, ma una degli oltre 700 giovani volontari provenienti da ogni parte del globo che hanno sostenuto la causa curda, siriana e irachena contro l'Isis.

Uno strapotere che con il trascorrere delle settimane si sta sbriciolando come un biscotto. A Mosul la grande moschea di Al Nouri è circondata dall'esercito iracheno. Da sabato gli ultimi cinque quartieri controllati dall'Isis sono ormai nelle mani dei regolari. Si respira aria di ottimismo, e l'arrivo lunedì nella zona Est di Mosul del premier Haider Abadi è la dimostrazione che il Califfato si può considerare a un passo dalla resa globale sul territorio iracheno.

Sono migliaia i volantini che sono stati lanciati sulla città vecchia e che invitano i civili a mettersi al sicuro.

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