Politica

Uccise un ladro: oste assolto Dal giudice un assist a Salvini

Mario Cattaneo aveva sparato nel suo ristorante di Lodi Il pm aveva chiesto 3 anni. Il nodo della legittima difesa

Uccise un ladro: oste assolto Dal giudice un assist a Salvini

È la sentenza di un processo per omicidio; è la conclusione giudiziaria di un dramma umano; ed è, inutile negarlo, anche un superspot elettorale per Matteo Salvini, che a quarantott'ore dal voto cruciale per le regionali in Emilia Romagna incassa per la prima volta il risultato concreto di una delle sue battaglie più identitarie, quella per la legittima difesa. Mario Cattaneo, l'oste lodigiano che nel 2017 uccise a colpi di fucile un ladro entrato nel suo ristorante, viene assolto con formula piena.

Si dovranno attendere le motivazioni per sapere con certezza quanto la legge Salvini, voluta e approvata quando il leader leghista era ministro dell'Interno, sia stata determinante nella decisione del giudice. Ma la formula dell'assoluzione, «il fatto non sussiste», fa supporre che sì, a salvare Cattaneo dalla condanna sia stata la nuova versione dell'articolo 52 del codice penale, in vigore dall'aprile scorso: «agisce sempre in stato di legittima difesa chi compie un atto per respingere una intrusione posta in esser con violenza o minaccia di uso di armi».

E proprio questo accade, la tragica notte del 10 marzo 2017, nella palazzina spersa tra le campagne dove Cattaneo ha il ristorante al pian terreno e la casa al piano di sopra. I rumori da sotto. Cattaneo che si sveglia. Che pensa ai tre nipotini che dormono nella stanza accanto. L'oste che prende il fucile da caccia. Uno dei ladri che scappa. L'altro, Petre Ungureanu, 32 anni, che muore colpito al petto dalla fucilata di Cattaneo

«Mi è partito un colpo», ha sempre detto l'oste. Ma se i giudici avessero per buona questa versione, una condanna - anche blanda - per omicidio colposo sarebbe stata quasi inevitabile. Invece Cattaneo viene assolto con formula piena. E anche se il procuratore Domenico Chiaro, che per l'imputato aveva chiesto tre anni di carcere, dice che «probabilmente la nuova legge non c'entra», è difficile non cogliere in questa sentenza il primo effetto pratico della nuova norma, e soprattutto del clima che l'ha prodotta e accompagnata.

Non a caso per motivare la richiesta di condanna la pubblica accusa aveva provato a sostenere che la legge Salvini non si doveva applicare, perché era stato Cattaneo - scendendo le scale armato - ad andare incontro ai ladri, e non viceversa. Invece bastano tre ore al giudice per assolvere Cattaneo. Che rimane lì, immobile, sul banco degli imputati, per interminabili minuti a metabolizzare la decisione, a realizzare che è stato davvero assolto. «La giustizia ha trionfato», sono le sue prime parole. Ma non ha voglia di festeggiare. Per quasi tre anni, mentre continuava a cucinare ai fornelli dell'Osteria dei amis, persa tra le brume della bassa padana, ha dovuto combattere per difendersi, e accanto al bancone de bar si vendevano per finanziare le spese legali le magliette «io sto con Mario». E se gli si chiede come si è sentito, in questi tre anni a tu per tu con la giustizia, risponde amaro: «Ho pregato anche per Ungureanu, ho speso 20 mila euro in antifurti e ho aspettato come di fronte a un plotone di esecuzione».

«Solo una parte politica mi ha aiutato», aggiunge Cattaneo. Parla della Lega, ovviamente. E infatti Matteo Salvini, che dopo la requisitoria del pm aveva reagito con indignazione alla richiesta di condanna, è il primo a festeggiare l'assoluzione, anzi a rivendicarla con un «ASSOLTO» a tutte maiuscole. E gli fanno eco i deputati Nicola Molteni e Andrea Ostellani: «Ci spiace per i gufi: le modifiche introdotte dalla Lega funzionano e sono in linea con la Costituzione.

I rapinatori sono avvisati».

Commenti