Cronaca giudiziaria

Uccise la moglie malata terminale. Sconto di pena: "Un gesto altruista"

Sei anni e due mesi al marito: agì per mettere fine alle sofferenze

Uccise la moglie malata terminale. Sconto di pena: "Un gesto altruista"

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Uccide la moglie malata terminale, condannato a sei anni e due mesi. Nel giudicare Franco Cioni, 74 anni, la Corte di Assise di Modena ha tenuto conto di numerose attenuanti. Soprattutto l'«altruismo», ovvero l'aver agito per non far più soffrire la donna, da tempo paziente oncologica, mettendo la parola fine alle sue sofferenze con un cuscino sulla faccia. Non un femminicidio ma un gesto estremo di chi voleva davvero bene alla compagna di una vita. Lo confermano la sorella della vittima e i conoscenti che ricordano l'amore fra i due. Una pene lieve, il minimo, come chiesto dallo stesso pm che ha portato in giudizio l'anziano.

Un dramma familiare che si consuma all'alba del 15 aprile 2021 in via Degli Esposti 176 a Vignola, paesino alle porte di Modena. I carabinieri accorrono in casa in seguito alla chiamata al 112 dello stesso Cioni. «Ho ucciso mia moglie, venite». La donna, Laura Amidei, 68 anni, è stesa sul letto, senza vita. «L'ho soffocata mentre dormiva, spero non si sia resa conto di niente» le sue parole nell'interrogatorio davanti al gip. «Non ne potevo più di vederla in quello stato» continua l'uomo, accusato di omicidio volontario e per il quale vengono disposti subito gli arresti domiciliari. Secondo la ricostruzione della Procura, la decisione estrema arriva al culmine di un momento di disperazione, maturato da tempo a causa della malattia. «Andavano d'accordo - ricordano i vicini - Da quando le viene diagnosticato il tumore, nel 2016, lui l'aiutava a camminare. Sempre al suo fianco». Nonostante i cicli di chemio la malattia non si ferma. Tre giorni prima Laura torna a casa dopo l'ennesimo ricovero. Ma i dolori la tormentano. I due non hanno figli e Franco è l'unico ad accudirla. «Si erano trasferiti da Modena in una zona tranquilla di Vignola. Lei era addetta alla segreteria di una scuola, lui prima della pensione faceva il magazziniere».

La disperazione prende il sopravvento alle 4,30 del mattino quando Franco dice basta. «I giudici, spiega il difensore, l'avvocato Simone Bonfante - hanno riconosciuto l'attenuante del risarcimento del danno e dei motivi di particolare valore morale, ovvero l'aver agito per non far soffrire più la donna». «Credo sia una sentenza che rende giustizia - conclude il legale -, è un caso molto particolare e la Corte ne ha colto tutte le sfumature. Come il fatto che Cioni avesse a cuore il bene di sua moglie. Certamente si è trattato di un gesto violento ma il suo comportamento è sempre stato quello di una persona rispettosa, specchiata. Era giusto che venisse tenuto in considerazione».

«Non si può considerare il gesto isolatamente - scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza - rispetto a tutta la condotta anteriore osservata dall'imputato nella dedizione, nella vicinanza e nel sostegno umano assicurato alla propria consorte per tutta la sua lunga malattia».

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