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La Ue dimentica gli sbarchi ma ci impone le nozze gay

A bacchettare l'Italia sono gli stessi euroburocrati elusivi sull'immigrazione La sinistra esulta ma Ncd frena. E la legge ormai giace da un anno al Senato

La Ue dimentica gli sbarchi ma ci impone le nozze gay

La Ue condanna l'Italia perché non tutela legalmente le coppie dello stesso sesso. Un'Europa elusiva e sfuggente su molte questioni si ricorda che anche l'Italia fa parte della Ue a fasi alterne dimenticandola se invece si tratta di affrontare l'emergenza immigrazione.

Il nostro paese è, dunque, tenuto ad individuare uno strumento che garantisca i diritti degli omosessuali conviventi. La Corte europea dei diritti umani in particolare ha condannato il nostro paese a risarcire tre coppie gay, ritenendo sia stato violato il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare come stabilito dall'articolo 8 della Convenzione europea. Ciascuna coppia avrà diritto ad un risarcimento di cinquemila euro.

Esultano naturalmente le associazioni gay ma anche antieuropeisti feroci come i grillini che all'improvviso scoprono che in questo caso è meglio dar retta ad un'Europa sulla quale si è sputato sino al giorno precedente. Resta fedele alla sua avversione per la burocrazia europea invece Matteo Salvini. «La Corte di Strasburgo condanna l'Italia perché non riconosce le coppie gay -sbotta il leader della Lega Nord - Non una parola su immigrazione, tasse, pensioni, disoccupazione. Le emergenze per etero ed omo sono queste. Strasburgo ha rotto le p... non sarà un burocrate europeo a decidere il futuro dei nostri figli».

In realtà la decisione di Strasburgo, pur esercitando una indubbia pressione sui nostri legislatori affinché accelerino le procedure di riconoscimento per le unioni gay, non impone (non potrebbe farlo) né di varare un istituto analogo al matrimonio e né tantomeno di approvare nello specifico la legge sulle unioni civili targata Pd, attualmente in discussione al Senato, ovvero il ddl Cirinnà, come invece sembrano ritenere gli esponenti del Pd.

Gli stessi legali delle coppie ricorrenti, Massimo Clara, Marilisa D'Amico e Cesare Pitea, ovviamente soddisfatti per «il risultato positivo» precisano che «la decisione non impone vincoli sullo strumento da individuare, si tratti di matrimonio o altro». Nella sentenza, infatti, si censura l'Italia perché «la tutela giuridica attualmente in vigore per le coppie dello stesso sesso non solo non tutela le esigenze fondamentali di una coppia impegnata in una relazione stabile ma non è neppure sufficientemente affidabile» ma non impone il matrimonio o il via libera alle adozioni.

Una coppia in particolare, Enrico Oliari ed il suo compagno, aveva già presentato ricorso alla Consulta per ottenere il diritto a sposarsi. I giudici costituzionali avevano però ritenuto irricevibile la richiesta osservando che la nostra legislazione non prevede il matrimonio omosessuale ma allo stesso tempo avevano sollecitato il Parlamento ad intervenire per il riconoscimento dei diritti delle coppie.

«Strasburgo ci dice di fare presto», commenta la Cirinnà relatrice del ddl. Le fanno eco oltre al sottosegretario alla Riforme Ivan Scalfarotto, Pd, anche Benedetto Della Vedova del gruppo Misto. Pure il presidente della Camera, Laura Boldrini garantisce il suo impegno in questo senso. Lo stesso premier Matteo Renzi ha in più occasioni garantito che la legge arriverà entro fine luglio. Ma Renzi è al governo da oltre un anno: perché la legge giace al Senato?

Lo scoglio è l'alleanza con Ncd o meglio con quel che resta degli alfaniani che si sono sempre detti contrari all'equiparazione delle convivenze gay al matrimonio etero. E sulla sentenza interviene subito Maurizio Sacconi per sottolineare come anche la Ue dica «no» «all'estensione giurisprudenziale dell'istituto matrimoniale delle adozioni e delle provvidenze pubbliche riservate alla famiglia naturale».

Pure il presidente dei senatori Ncd-Ap, Renato Schifani, avverte «nessuna accelerazione» sulle unioni civili.

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