Politica

Ultimatum Casaleggio La scissione dal M5s per questione di soldi

Ingoiata ogni svolta politica. Ma sui 300 euro a Rousseau arriva la rottura con Grillo

Ultimatum Casaleggio La scissione dal M5s per questione di soldi

Stavolta la scissione è davvero vicina. Non quella parlamentare, vagheggiata da molti ma poi rivelatasi l'ennesimo sfarinamento, con la perdita di qualche deputato e senatore, alcuni dei quali, tra l'altro, in lotta a colpi di cavilli per tornare a bordo. Il vero, e traumatico, addio che si prepara è tra Davide Casaleggio e il Movimento 5 stelle.

L'ultimatum comparso ieri sul Blog delle stelle prefigura una rottura che, come spesso è accaduto in casa grillina, assume più i contorni di una causa in tribunale che quelli di una controversia politica: «Come Associazione Rousseau siamo costretti, a causa dell'enorme ammontare di debiti, a definire una data ultima: il 22 aprile 2021. Qualora i rapporti pendenti non verranno definiti entro questa data, saremo costretti a immaginare per Rousseau un percorso diverso, lontano da chi non rispetta gli accordi e vicino, invece, a chi vuole creare un impatto positivo sul mondo».

Il Movimento che ha superato in scioltezza cambi di rotta praticamente su tutte le questioni di principio, dalle dimissioni degli indagati al parziale annacquamento del limite del doppio mandato alla formazione di un'alleanza con il «partito di Bibbiano», si spacca per una questione di vile denaro, circa 450mila euro.

In ballo ci sono i famosi 300 euro al mese che i parlamentari avrebbero dovuto versare all'Associazione Rousseau, saldamente, e legalmente, in pugno a Casaleggio, in cambio dei servizi della piattaforma attraverso per la democrazia diretta, altro caposaldo che pare aver fatto il suo tempo.

Entro un paio di settimane si vedrà se è possibile trovare un'intesa ma, se da un lato si rivendica che l'offerta di un nuovo rapporto tra Rousseau e Movimento è rimasta senza risposta, in casa 5 Stelle si ragiona sul fatto che «è difficile trovare un'intesa con chi ti dà un ultimatum e non riconosce nessun interlocutore per trattare». L'associazione aveva infatti contestato l'autorità di Vito Crimi che, dopo gli Stati generali, doveva lasciare la carica di capo politico pro tempore in favore di una segreteria collettiva. Un avvicendamento mai avvenuto perché Beppe Grillo, sconfessando gli Stati generali, ha passato lo scettro a Giuseppe Conte. E ieri Enrica Sabatini, socia di Casaleggio nell'associazione, ha delegittimato anche l'ex premier: «Ha dichiarato di non essere iscritto al Movimento e non riveste, ad oggi, un ruolo riconosciuto dallo Statuto per il quale possa avanzare o sottoscrivere proposte di accordo con Rousseau». Né Crimi, né Conte dunque. E allora chi potrebbe trattare un armistizio? Ovviamente Beppe Grillo. Ma pare che perfino i tentativi di pacificazione del Garante sin qui siano andati a vuoto. Forse perché Casaleggio ha già deciso di puntare su una nuova avventura politica. Essere, come dice sul Blog delle stelle, «vicino, invece, a chi vuole creare un impatto positivo sul mondo». Dibba sembrerebbe il leader ideale di una nuova formazione, ma c'è chi dice che non sia disponibile.

I 5 Stelle intanto proseguono nella loro transizione: per la prima volta avranno una sede fisica a Roma, pare già individuata. C'è pure un nuovo conto corrente per i versamenti dei parlamentari aperto dall'ex sottosegretario Claudio Cominardi. Mossa che toglie un altro pezzo di potere a Luigi Di Maio, fin qui custode della cassa. E c'è già chi rumoreggia per le nuove richieste di denaro.

Nuovi 5 stelle, vecchi malumori.

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