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Umiliato dall'Ue, mollato dai suoi Tsipras è vicino alle dimissioni

Il premier contestato dall'ex ministro Varoufakis. Rivolta dentro Syriza: in 30 voteranno contro. Addio di 4 ministri. Il piano passerà con i voti decisivi di Potami: Theodorakis leader in pectore

Umiliato dall'Ue, mollato dai suoi Tsipras è vicino alle dimissioni

Tsipras ha ceduto, firmato Varoufakis. La debacle di Syriza, oltre che nel Vietnam parlamentare in salsa ellenica a cui si assisterà domani in Aula, sta tutta nel contro endorsement del suo ex ministro delle Finanze che ieri ha lanciato bordate contro il suo (ex?) partito. «Volevo emettere pagherò, - ha detto - tagliare il valore dei bond greci acquistati dalla Bce e ridurre unilateralmente il debito, ma il partito ha deciso per il no». Già, il partito. Il 40enne premier, in sella da appena 160 giorni, è probabilmente giunto al capolinea. Oggi dovrebbero dimettersi quattro ministri pesanti, oltre alla presidente della Camera Zoì Kostantopoulou che potrebbe rallentare i lavori parlamentari, tutti appartenenti alla piattaforma di sinistra di Syriza, l'ala oltranzista attovagliata nel cenacolo culturale di Iskra. Ieri c'è stato il passo indietro anche del sottosegretario agli Affari europei Chountis e l'annuncio di voto contrario da parte degli alleati di governo dell'Anel, con il ministro della difesa Kammenos su tutte le furie per i tagli alla difesa.

Qualche giorno fa si sono astenuti in 30 dal voto parlamentare post referendum, da domani faranno lo stesso ma aprendo di fatto a una nuova maggioranza che dovrà votare le misure lacrime e sangue. Saranno i cento voti dell'opposizione di socialisti, conservatori e centristi ad andare in soccorso a Tsipras, ma la domanda che circola con insistenza nella Voulì ateniese è chi sarà il suo sostituto. Difficile infatti, se non impossibile, continuare con una maggioranza diversa senza un rimpasto che promuova i soccorritori centristi del Potami. Sono loro i nuovi volti della politica greca: giornalisti, intellettuali, storici e volti mai scesi prima nell'agone politico ellenico riuniti attorno alla figura del giornalista televisivo Stavros Theodorakis.

Il «Giovanni Toti» dell'Akropoli, con solide basi nella nomenklatura editoriale ed imprenditoriale del paese, è il maggior indiziato a traghettare la Grecia sino a nuove (ma non scontate) elezioni in autunno (ottobre o novembre). La testa di Tsipras è la richiesta giunta in pompa magna ieri da Berlino, che ad Atene in molti si stanno impegnando a soddisfare. Volto noto della tv, Theodorakis ha lavorato per anni a Mega Channel , fondata nel 1989 dall'oligarga Bobolas assieme ad Alafouzos, Lambrakis e Vardinoyannis, le quattro famiglie di armatori che contano parecchio (nel Paese e a Oriente) con interessi nell'editoria, nelle costruzioni e nel calcio. Bobolas ha anche fondato il quotidiano Ethnos , la Pegasus Publishing, possiede la piattaforma satellitare Nova e soprattutto il canale televisivo Mega Channel , la prima azienda in Grecia dotata della licenza per operare come stazione televisiva privata, come in Italia Canale 5.

Ma Theodorakis ha intrecciato ottimi rapporti anche con Martin Schulz, «che lo avrebbe mandato lì proprio per scardinare Tsipras e la sua truppa», racconta con malizia un deputato dissidente che voterà contro le nuove misure. Che aggiunge: «Il nodo non sono tanto le riforme nel loro complesso, che un bel giorno qui bisognerà pur fare, ma i modi anti sovranità e l'austerità al cubo ancora protagonista da Berlino. Stiamo scoppiando».

I 30 per ora rimarranno in Syriza, ma non escludono in caso di urne a novembre di guardare oltre, come l'idea circolata nelle ultime ore di un partito-persona dell'ex ministro Varoufakis che ieri ha per l'appunto raccontato il retroscena della sua cacciata. Nelle stesse ore, appena atterrato da Bruxelles, Tsipras ha visto tutte le compagini politiche: prima i compagni di partito di Syriza che gli hanno urlato il loro dissenso, poi gli alleati di destra oggi con lui al governo preoccupati per gli sconfinamenti degli F16 turchi, infine quelli che da oggi formeranno la nuova maggioranza: i pro troika Pasok, Potami e Nea Dimokratia. Con il plauso del presidente della Repubblica Pavlopoulos, il 66enne conservatore che nel 1974 fu segretario del primo capo dello Stato dopo la caduta della Giunta militare.

Uno che di terremoti se ne intende.

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