Cronache

Un'altra vittima del terrorismo: la sagra di paese non c'è più

Troppe (e troppo costose) le disposizioni anti attentati Così a morire sono le tradizioni che fanno bella l'Italia

Un'altra vittima del terrorismo: la sagra di paese non c'è più

A Tavagnacco, quasi 15mila abitanti in provincia di Udine, quest'anno i cittadini hanno dovuto dire addio all'amatissima «Sagre a Falet». Il motivo? Gli adempimenti burocratici, in tempi di minacce terroristiche, sono diventati troppo costosi. A circa mille chilometri di distanza, precisamente a Gallipoli (Lecce), è invece stato annullato l'evento «Strade Golose», che si tiene ogni anno dal 2009. I fondi non sono sufficienti per mettere in pratica tutto quello che le nuove norme sulla sicurezza imposte dalla Circolare firmata dal capo della polizia Franco Gabrielli richiedono: divisione delle aree in settori, percorsi separati di accesso, corridoi centrali e perimetrali, spazi di soccorso. E ancora, piani di emergenza ed evacuazione, personale formato ad hoc, maxi schermi e altoparlanti per avvisare il pubblico in caso di pericolo, barriere anti camion, sistemi di video sorveglianza. Il costo di questa enorme macchina organizzativa si aggira fra 15 e 20mila euro, davvero troppo per organizzatori e Pro loco che, nella maggior parte dei casi, si assumono l'onere delle manifestazioni.

Il risultato è che, un po' in tutta Italia, questa estate sarà ricordata come la stagione della crisi delle sagre. Gli eventi annullati sono davvero tantissimi. A Frigole, altro piccolo Comune salentino, non ci sarà la popolare sagra del pesce. Stessa cosa a Bastia D'Albenga, provincia di Savona, che deve fare a meno della tradizionale «Sagra di Burgu». E a Bottagna (La Spezia) dove le autorità hanno negato i permessi per organizzare la «Sagra della lumaca comunista». Tutto è cominciato il 3 giugno, all'indomani degli incidenti in piazza San Carlo, a Torino, durante la finale di Champions League fra Juventus e Real Madrid. Il panico, i feriti, i morti. E la decisione di inasprire le misure di sicurezza in caso di eventi pubblici. Il risultato è stato il lento declino delle feste in piazza, quelle che hanno reso famosi i borghi italiani in tutto il mondo. Processioni, sagre e raduni sono considerati obiettivi sensibili, e per scongiurare i rischi occorre spendere tanti soldi. Troppi per molte piccole realtà. Così i cartelloni si impoveriscono, da Nord a Sud. Nelle grandi città come nei piccoli centri. Da Ventimiglia, dove è saltata la Notte Bianca, a San Giuliano Terme (Pisa), dove sono stati bloccati i tradizionali eventi serali. Fino a Brindisi, dove una fiera è stata cancellata a poche ora dall'inaugurazione, mentre la tappa del Campionato europeo di motonautica è stata trasferita nel porto esterno per evitare assembramenti in città. A lanciare l'allarme è stata anche l'Anci. «Parliamo di sagre, funzioni religiose e feste patronali che rappresentano la tradizione del nostro Paese», spiega il presidente e sindaco di Bari Antonio Decaro. Ma c'e anche chi non demorde, a dispetto della paura. E così, per la prima volta, il Palio di Siena quest'anno ha sperimentato il numero chiuso.

In attesa della - blindatissima - «Notte della Taranta» di Melpignano a fine agosto.

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