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L'Antimafia convoca Fittipaldi. E l'audizione diventa un golpe

La commissione convoca il direttore del "Domani". Lui protesta: "Ci vogliono silenziare"

L'Antimafia convoca Fittipaldi. E l'audizione diventa un golpe

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Un'audizione in Antimafia diventa golpe

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Una convocazione in Antimafia o un attentato liberticida alla stampa da parte della «destra meloniana»? La chiamata a Palazzo San Macuto del direttore del Domani, Emiliano Fittipaldi (foto), sembrerebbe rientrare pacificamente nel primo caso: la commissione parlamentare di inchiesta ha infatti convocato il giornalista per audirlo a proposito del filone di inchiesta di Perugia sui cosiddetti «dossieraggi» ai danni di esponenti politici e del mondo economico, nata dalla denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto. Fittipaldi non è indagato, ma lo sono per accesso abusivo a sistema informatico in concorso con il finanziere Pasquale Striano - tre cronisti del suo quotidiano, e dunque è abbastanza comprensibile che la presidente dell'Antimafia, la deputata di Fdi Chiara Colosimo, lo voglia sentire, visto che lei stessa aveva spiegato che la commissione avrebbe convocato in audizione «tutti gli attori protagonisti e non protagonisti, anche le persone che fin qui non sono emerse con un ruolo centrale». Eppure lo sbarco a San Macuto del direttore del quotidiano di De Benedetti ha una narrazione molto diversa secondo lo stesso giornale diretto da Fittipaldi. Che accosta la convocazione del proprio direttore in commissione Antimafia alle polemiche per il pasticciato stop della Rai al monologo di Antonio Scurati, considerando le due storie «legate da un filo nero temporale», e dirette entrambe a «silenziare le voci sgradite».

Può un'audizione mirare a silenziare una voce piuttosto che ad ascoltarla? Per il Domani, sì. Dopo aver trattato la vicenda Scurati, l'articolo si occupa dell'audizione prevista per le 14.30 di oggi (in diretta web), sostenendo che «la volontà di silenziare le voci sgradite si muove su più fronti», e motivando la premessa con «l'audizione in commissione Antimafia di Emiliano Fittipaldi, direttore di Domani». Dunque la convocazione da parte dell'organismo bicamerale, di fronte a 50 parlamentari di tutti gli schieramenti, per il Domani è un elemento che prova l'esistenza di «un attacco frontale alla libertà di stampa e di espressione da parte della destra meloniana al potere». Il quotidiano ricorda come a proporre la convocazione fosse stata nelle scorse settimane Forza Italia, «attraverso il deputato Mauro D'Attis, dopo che erano stati già ascoltati il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, e il procuratore, Raffaele Cantone». Sembra dunque proprio l'attenzione rivolta dall'Antimafia all'inchiesta di Perugia a essere vista dal quotidiano diretto da Fittipaldi come una mossa della destra, e non dell'organismo bicamerale, tanto che il pezzo cita poi il capogruppo dem in Antimafia, Walter Verini, che critica l'approccio di chi «vuole colpevolizzare l'informazione e i giornalisti». Eppure furono proprio Melillo e Cantone a chiedere di essere ascoltati dalla commissione.

E dal Pd arrivò un plauso alle due audizioni, definite «un contributo e un aiuto sulla vicenda con quella chiarezza e trasparenza per le quali tutta la politica dovrebbe impegnarsi».

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