Politica

Unioni civili punto di svolta per i grillini

P er i Cinque stelle sarà una sorta di Checkpoint Charlie. Il momento in cui tirare una riga e fare il bilancio di tre anni di legislatura durante i quali il movimento di Grillo e Casaleggio ha nei fatti giocato una partita autonoma sia dalla maggioranza di governo sia dall'opposizione, ridisegnando la politica. Da bipolare, infatti, il nostro è diventato a tutti gli effetti un Paese dove vige un tripolarismo: non solo centrodestra e centrosinistra, ma - appunto - anche i Cinque stelle. Che, salvo l'eccezione del voto in Parlamento per eleggere tre giudici della Consulta, si sono ben guardati dal sostenere i provvedimenti del governo.Oggi, però, approda nell'aula del Senato il discusso disegno di legge Cirinnà e, dopo il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, già dalla prossima settimana si entrerà nel vivo di un dibattito che potrebbe ripresentare una maggioranza molto simile a quella che ha portato alla nomina dei giudici della Consulta. I vertici dei Cinque stelle, infatti, avrebbero dato il via libera per sostenere il ddl Cirinnà, anche nella parte sulla stepchild adoption. Il che vorrebbe dire che il testo rischia di passare proprio grazie all'insolito asse Pd-M5S. Uno scenario, questo, che non cambierebbe la natura della coalizione che sostiene il governo, visto che non sarebbe certo la prima volta che Renzi porta a casa provvedimenti grazie a maggioranze spurie, partendo da quella sulla riforme costituzionali prima versione (con l'appoggio di Forza Italia) all'ultima stesura del ddl Boschi (con il voto dell'Ala di Verdini). Di certo, però, per i grillini si tratterebbe di un passaggio importante, perché - comunque la si pensi sulle unioni civili - per la prima volta sceglierebbero di utilizzare il loro peso parlamentare non per fare opposizione ma per dare il via libera ad una legge. Dal punto di vista politico, insomma, un cambio di passo non da poco per un movimento che fino ad oggi si è limitato a rimanere alla finestra.Lo ha fatto non solo in Parlamento ma, in particolare negli ultimi mesi, anche sul territorio. E le amministrative in programma a giugno sono la cartina di tornasole dell'immobilismo in cui versano i Cinque stelle.

Che soprattutto a Roma potrebbero giocare per vincere ma, ad oggi, ancora non hanno deciso se provarci davvero presentando un candidato di peso oppure limitarsi a partecipare con un candidato di testimonianza.

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