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Unioni civili, vertice Renzi-Boschi per l'ultima mediazione

Permangono le divisioni in seno alla maggioranza e nel Pd, e il governo tenta un'ultima mediazione sulla stepchild. La Cei fa un passo indietro, più prudente sul Family Day, mentre i comitati pro-family e le associazioni LGBT si preparano a scendere in piazza

Unioni civili, vertice Renzi-Boschi per l'ultima mediazione

A tenere banco nell'incontro con i capigruppo Pd al Senato e alla Camera, convocato stamattina da Renzi, c'è stato ancora una volta il tema delle unioni civili, in vista della prossima scadenza parlamentare. Un tema, quello dei diritti per le coppie omosessuali, che interessa tutti i partiti e che, in particolare, sul punto della stepchild adoption continua a dividere sia la maggioranza, sia lo stesso Pd, che in queste ore si prepara a condurre un’ultima mediazione proprio sull’art.5 del testo, prima dell’esame in Senato.

Sostituire la stepchild adoption con l’affido rafforzato, come hanno proposto alcuni senatori Pd, potrebbe evitare infatti che il ddl venga approvato con una maggioranza alternativa che fa sorgere più di un interrogativo: quella spostata decisamente a sinistra e composta da M5S, Pd e Sel. Sull’affido infatti, Area Popolare, secondo le dichiarazioni del capogruppo Schifani, potrebbe essere disposta ad aprire uno spiraglio, pur continuando a bocciare in queste ore il ddl nel suo complesso. Proprio su questo punto quindi, il Pd ha tentato di mediare sia al suo interno, sia con i centristi. Mediazione nella quale è entrato anche il governo, con Matteo Renzi che, assieme a Maria Elena Boschi, ha fatto il punto della situazione stamane con i capigruppo Pd alla Camera e al Senato. Proprio alla ministra Boschi, infatti, che da tempo è in prima linea per l’approvazione delle unioni civili, è stata affidata la conduzione della trattativa. Sarà lei a dover cercare di convincere i senatori cattolici Pd a votare il testo Cirinnà nella sua versione originale. L'ipotesi dell'affido rafforzato però, avanzata da alcuni senatori cattolici del Pd, è già stata scartata nel vertice di oggi perché, posta al vaglio dei costituzionalisti, presenterebbe dei problemi a livello costituzionale. Il governo tenterà quindi di andare avanti cercando di far confluire sul testo centristi e cattolici del Pd, con una proposta che riaffermi i principi generali sanciti nel testo Cirinnà, ma che circoscriva il più possibile il punto della stepchild. Sull’indicazione di voto l'ultima parola spetterà comunque alla direzione nazionale Dem, che, convocata inizialmente in modo ufficioso per il 18 gennaio, non risulta essere però attualmente in programma. Tra i centristi poi, c’è anche chi minaccia la crisi di governo, come Mario Mauro di Popolari per l’Italia, che ha fatto un appello ai parlamentari dell’Ncd, per “far cadere il governo prima” dell’approvazione del ddl Cirinnà, rigettando la proposta di Alfano di agire a posteriori con l’ipotesi dell’indizione di un referendum abrogativo.

Intanto la Cei fa un passo indietro sul Family Day. Dopo le indiscrezioni di ieri su un possibile sostegno dei vescovi alla manifestazione lanciata dai comitati per fine gennaio, la Conferenza Episcopale ha scelto la linea della prudenza, ricordando che “al momento non si parla di alcuna manifestazione” e come a questo non abbia fatto riferimento neppure Bagnasco nelle sue dichiarazioni dell’Epifania. Il tema delle unioni civili è però sicuramente in discussione nella giornata odierna, in cui i vescovi si vedranno per la prima riunione della presidenza, convocata in previsione del Consiglio permanente di fine gennaio. Ieri, inoltre, il cardinale Gualtiero Bassetti, intervistato da Repubblica e Corriere, ha ribadito la propria contrarietà al punto del ddl sulla stepchild adoption, che, secondo il porporato, “apre in maniera indiretta all’utero in affitto”, pratica definita dallo stesso cardinale “barbara e umiliante per la donna, e gravida di conseguenze per i figli”.

La manifestazione pro-family però, con tutta probabilità, ci sarà, e sarà organizzata dai laici. Così infatti, hanno dichiarato in queste ore alcuni degli organizzatori dello scorso 20 giugno in piazza San Giovanni. Anche se “la data e il percorso sono ancora da definire", come ha spiegato Massimo Gandolfini, portavoce del comitato Difendiamo i nostri figli. Con tutta probabilità la nuova manifestazione sarà convocata per la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio, come conferma anche nelle sue dichiarazioni Filippo Savarese, portavoce della Manif Pour Tous Italia, il quale, sull’appoggio da parte della Chiesa alla manifestazione ha assicurato che "diversi vescovi hanno manifestato appoggio” e che “anche il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, non ha preso le distanze".

Pronti a scendere in piazza ci sono anche le associazioni LGBT, che annunciano una “mobilitazione capillare” nelle principali piazze del Paese e nella capitale, in concomitanza con il dibattito al Senato sul ddl.

Le associazioni, si legge in una nota divulgata dalle stesse, manifesteranno nei giorni in cui la Cirinnà approderà al Senato, per chiedere al governo italiano “di legiferare al più presto per fare in modo che non ci siano più discriminazioni e di approvare leggi che riconoscano la piena dignità e i pieni diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, cittadini e cittadine di questo Paese”.

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