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"Un'operazione di pirateria. L'Ue ora segua la linea dura"

Il sottosegretario alla Difesa: "Bisogna intervenire nelle zone da cui partono, dal Sahel al Nordafrica"

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Sottosegretario Matteo Perego di Cremnago, cosa è accaduto sulla nave cargo turca al largo di Ischia? Pirateria, rapina, dirottamento o tentativo di sbarcare in Francia clandestinamente?

«Su molti aspetti ci sono le indagini in corso e vedremo cosa emergerà. Dalla nave è partito l'allarme per via della presenza di clandestini a bordo che hanno tentato di sequestrare l'unità, è comunque un'azione di pirateria e a contrasto di queste operazioni interviene in Italia e anche in operazioni internazionali un reparto della Marina Militare che è la Brigata Marina San Marco, fucilieri di marina specializzati nelle operazioni di interdizione marittima che possono essere infiltrati attraverso velivoli dell'aviazione navale ovunque. Qualora si fosse trattato di un sequestro dell'equipaggio con un innalzamento del livello della minaccia sarebbe subentrato l'intervento delle Forze Speciali della Marina Militare, gli incursori del Gruppo Operativo Incursori del Comsubin per la specificità dell'ambiente operativo che fanno capo al Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali. L'operazione è stata svolta velocemente e senza incidenti per prima cosa per mettere sotto controllo l'unità e poi in sicurezza, 15 persone sono state individuate come clandestine anche attraverso l'uso delle telecamere interne dell'unità e tre di questi denunciati per sequestro e dirottamento di una unità navale commerciale turca, quelli armati con armi bianche».

Finora contro gli autori dell'azione sulla nave turca è arrivata solo una denuncia a piede libero per possesso d'armi. Si aspetta che i magistrati procedano per il tentato dirottamento?

«Al momento è esclusa la denuncia per tentato dirottamento. Ma ovviamente le indagini sull'accaduto consentiranno di acquisire ulteriori elementi e informazioni in merito. Per ora le denunce sono per possesso di armi».

Come avete coordinato gli interventi?

«Il coordinamento avviene attraverso i segnali di soccorso che si ricevono ascoltati da chi va per mare e dai centri di coordinamento nazionale, interviene chi è più vicino e chi è pronto, in acque internazionali se c'è presenza di navi della Marina Militare nelle vicinanza o come in questo caso con assetti specialistici in prontezza operativa presso la base di Brindisi (per il San Marco) la più vicina al luogo dell'evento e Grottaglie (per gli elicotteri dell'Aviazione Navale), o il GOI del Comsubin (Varignano, La Spezia) a seconda della tipologia di intervento».

Quali difficoltà logistiche ha comportato un intervento del genere?

«Le difficoltà logistiche sono, di fatto, quelle tattico operative. Esistono laddove non vi è la possibilità di infiltrazione sulla nave per motivi meteorologici in caso di inserimento via mare soprattutto o vento forte per elicotteri in avvicinamento con relativa impossibilità di utilizzare la discesa sul natante con il barbettone chiamato in gergo fast rope, senza questi impedimenti l'accesso a bordo della nave è efficace per il personale addestrato».

Esiste il pericolo di una escalation legata a nuove forme di immigrazione clandestina?

«Il pericolo esiste sempre fino a quando questo fenomeno così impattante non sarà gestito in modo più deciso da parte dell'Ue, bisogna intervenire politicamente e finanziariamente perché le persone non partano dalle zone di flusso maggiore, realizzate investimenti in difesa e sicurezza nel sahel, balcani e Nord Africa dove molti ancora fuggono per vari motivi legati alla stabilità di quei paesi».

È corretto dire che la difesa 4.0 non è solo carri armati, aerei e navi, ma è anche uno strumento a protezione del sistema Paese e dell'industria?

«È vero, la difesa di oggi e di domani deve essere basata sull'elemento più importante che è quello associato alle persone, agli uomini e donne delle nostre forze armate su cui bisogna investire per farli lavorare al meglio, in sicurezza e motivati. Le forze armate vanno svecchiate, bisogna incentivare i reclutamenti, migliorare la cultura della Difesa facendo percepire chi sono e cosa fanno ogni giorno, e farli operare con strumenti all'avanguardia mantenendo la superiorità tecnologica, ultimo fattore di tutela dell'Occidente, in ogni dominio con il supporto del sistema Paese e delle industrie di settore.

Questo per il bene dell'Italia».

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