Guerra in Ucraina

"Gli Usa e Putin sapevano". I misteri del golpe mancato e le voci di messinscena

Fu vero duello o complice messinscena? Le discussioni e le ipotesi sullo scontro tra lo Zar Vladimir Putin e quell'Evgenij Prigozhin sono ormai una saga infinita ritagliata tra cronaca e fantapolitica

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Fu vero duello o complice messinscena? Le discussioni e le ipotesi sullo scontro tra lo Zar Vladimir Putin e quell'Evgenij Prigozhin trasformatosi da chef e scudiero in cospiratore e rivale sono ormai una saga infinita ritagliata tra cronaca e fantapolitica. Le 36 ore di fuoco - apertesi venerdì mattina con le bordate di Prigozhin al ministero della Difesa e conclusesi sabato sera con l'accordo mediato dal presidente bielorusso Aleksander Lukashenko e la ritirata della Wagner e del suo capo da Rostov, presentano, indubbiamente, molti lati oscuri. E a renderli ancora più opachi s'aggiungono le indiscrezioni d'intelligence Usa, rilanciate dal Washington Post, secondo cui il presidente Vladimir Putin - pur conoscendo già giovedì le intenzioni di Prigozhin - si sarebbe ben guardato dal fermarlo.

Autentico oro colato per chi in Russia, e altrove, è convinto che quelle 36 drammatiche ore siano state una semplice farsa il cui vero obbiettivo non era fermare Prigozhin, ma render meno destabilizzante la cacciata del fu-fidatissimo Ministro della Difesa Sergei Shoigu e del Capo di Stato Maggiore Valery Gerasimov. Una cacciata che - stando a quanto si sussurra sia in ambienti moscoviti vicini al Presidente, sia tra le righe dei blog di Telegram allineati con la Wagner - si concretizzerà tra oggi o domani.

In questo scenario bi-partisan l'eliminazione degli attuali vertici della Difesa, prevista nelle intese mediate da Lukashenko - è vista dai putiniani come una consacrazione del potere presidenziale. Per i «wagneriani» è, invece, l'estremo regalo alla Patria di un Prigozhin costretto a sacrificarsi per eliminare chi portava alla rovina il Paese.

Ma se tutto ciò fosse anche soltanto verosimile bisognerebbe chiedersi quale sia stato il costo di un «rimpasto» ministeriale che ha richiesto, nel bel mezzo di una già sanguinosa guerra vera, l'improvvisazione di un conflitto interno costato - negli scontri tra Wagner ed esercito - la morte di una ventina di militari e la perdita di almeno 3 elicotteri e un aereo. Il tutto in virtù di quali benefici? Sul fronte bellico con l'Ucraina Mosca rischia di ritrovarsi privo di un assetto bellico che - per quanto incontrollabile - aveva garantito, tra la scorsa estate e il passato inverno, quelle avanzate su Popashne, Severodonetsk, Lysychansk, Soledar e Bakhmut ricordate come le sole, autentiche vittorie sul campo. Anche perché una Wagner integrata in un esercito riformato nei suoi vertici - ma pur sempre burocratizzato e inefficiente - perderebbe inevitabilmente quella spinta autonoma, quella capacità decisionale e quella capacità distruttiva che rappresentano il segreto della sua sinistra efficacia. In tutto ciò l'altro mistero riguarda il futuro di Prigozhin. Ben pochi conoscendolo credono ad un suo esilio in Bielorussia. Anche perché i più vicini a lui ricordano il fastidio con cui negli ultimi mesi guardava ad un conflitto ucraino che lo costringeva a distrarsi dai fronti - ben più remunerativi e militarmente agevoli - di Libia, Mali e Centrafrica. Insomma dietro il duello o l'intesa vi sarebbe anche un gradito addio all'infruttuoso scontro per il Donbass. E a regalare, su questo tema, l'incipit per un vero giallo internazionale s'aggiungono le indiscrezioni di New York Times e Washington Post pronti a confermare che l'intelligence Usa - al corrente già mercoledì della «volontà di Prigozhin di intraprendere una azione militare contro i vertici della Difesa russa» - avrebbe tenuto la notizia segreta per non favorire il Cremlino. Un suggerimento perfetto per chi - fedele al ragionamento snocciolato da Putin nel discorso in cui accusava Prigozhin di pugnalarlo alle spalle - considera il capo della Wagner un agente straniero simile a quel Lenin usato nel 1917 dalla Germania per seminare il caos e innescare la Rivoluzione d'Ottobre. Un impasto complottista reso perfetto dalla ciliegina - sempre di fonte americana - secondo cui gli Usa avrebbero deciso - in vista del pronunciamento di Prigozhin il rinvio di nuove sanzioni sulle attività della Wagner in Africa.

Quanto basta per convincere tanti russi che Prigozhin e l'America sono ormai la stessa cosa.

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