Cronache

Gli Usa hanno fame di calcio e Panini Le figurine italiane valgono un miliardo

Gli Usa hanno fame di calcio e Panini Le figurine italiane valgono un miliardo

Le figurine Panini? Potrebbero diventare figurine Sandwich. Negli Usa la fame di calcio è forte. Per questo una holding americana vuol rilevare una delle aziende che rappresenta, per storia e creatività, il meglio del genialità made in Italy: la Panini di Modena.

Una delegazione statunitense - secondo quanto scrive la Gazzetta di Modena - nei giorni scorsi ha infatti preso contatti con il vertice del Gruppo che dal 1954 è sinonimo del celo, manca dei calciatori in tutto il mondo, oltre a stampare le strisce di Topolino e dei fumetti Marvel.

«L'obbiettivo - spiegano gli analisti specializzati in import-export di album... - è valutare un'offerta di acquisto per rilevare il pacchetto azionario dall'italo-argentino Aldo Hugo Sallustro (l'attuale amministratore delegato) e dalla famiglia bolognese Baroni». Esattamente come per il totocalciatori, si è scatenato pure il totoprezzi: in entrambi i casi con un tasso di credibilità pari a quello delle «bombe» di mercato del compianto Maurizio Mosca. Pare comunque che i buyer a stelle e strisce siano disposti a mettere sul piatto un'offerta «importante»: ben superiore ai 563 milioni di euro relativi al fatturato 2017. L'ultimo bilancio invece (che, per il 2018, coincideva con i Mondiali in Russia) non è ancora ufficiale, ma non dovrebbe essere lontano dai 700-750 milioni, poco meno del valore dell'intero impero-Panini, stimato in un miliardo di euro.

Panini ha 450 dipendenti a Modena; altri 700 nel mondo e nelle consociate più importanti (Usa, Francia, Inghilterra, Spagna e Germania); un fatturato medio di 550 milioni di euro all'anno che aumenta sensibilmente quando si disputano gli Europei e i Mondiali di calcio; una produzione di 6 miliardi di figurine all'anno che vanno a completare gli album di 400 collezioni nel mondo (di cui una trentina in Italia). Panini inoltre crea, modifica, traduce e pubblica circa 7 mila tra fumetti, riviste, opere in fascicoli e libri in Europa, Messico e Brasile.

Insomma, un marchio in piena salute capace di sopravvivere ed espandersi anche in un'epoca in cui il «rito» ludico delle figurine è stato soppiantato da nuove liturgie tecnologiche. Facile e banale cadere nella trappola dell'amarcord profumato di Coccoina. Col rischio di finire appiccicati al refrain stantio del «Ti manca Pizzaballa...» o alla tirirera del «ai miei tempi le figurine si che erano belle...». Frase, quest'ultima, che nasconde però un po' di verità, perché le figurine «imperfette» e «ruspanti» dei calciatori degli anni '60-'70-'80 sono effettivamente più «belle» di quelle perfettamente computerizzate dei giocatori di ultima generazione. Eccola, la maledetta nostalgia che torna a fare toc toc sotto i tacchetti, un tempo volgarmente bullonati e ora sofisticatamente «silicionati». Un'era geologica fa il campionato di calcio cominciava in autunno e si concludeva in giugno e l'album Panini aveva tutti i giocatori di ogni squadra. Poi sopravvenne lo «spezzatino» della serie A, le panchine lunghissime, la compravendita no-stop dei giocatori e così per i «fotografi» Panini gestire la maionese impazzita del cambio di casacche dei nostri eroi in mutande è diventata un'impresa ardua.

Ma a Modena non sono mai andati in crisi: passione, professionalità, e investimenti hanno sempre avuto la meglio. Benché neanche il signor Panini in persona possa far nulla contro la «piaga sociale» delle mamme che fanno la raccolta-calciatori insieme ai figli...

Nata nel 1961, con la commercializzazione della prima «Collezione Calciatori» e la stampa della storica figurina numero uno del capitano dell'Inter, Bruno Bolchi, la Panini ebbe il suo momento d'oro negli anni Ottanta, con fatturati-record da 100 miliardi di lire. Poi una serie di passaggi di proprietà. Fino alla possibile svolta odierna.

L'ad Aldo Hugo Sallustro vuole comunque mantenere il cuore del sistema produttivo a Modena: un'opzione che la cordata cinese che si era fatta avanti mesi fa non garantiva.

Già cinque anni fa, nell'anno dei Mondiali in Brasile, era stato affidato un incarico alla banca d'affari Nomura per sondare possibili acquirenti. Ma poi non se ne fece niente.

Forse perché i Panini italiani restano sempre i migliori.

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