Politica

Usa pronti all'intervento militare in Libia

Il raid aereo all'Isis sarebbe questione di settimane. E Netanyahu attacca l'Onu: «Incoraggia il terrorismo»

New York L'apertura del fronte libico nella lotta all'Isis potrebbe essere questione di poche settimane. Alla Casa Bianca, così come al Pentagono, si lavora senza sosta per mettere a punto un piano che darebbe il via a una campagna militare insieme ai partner europei: Italia, Francia e Regno Unito in prima linea. Il New York Times rivela come militari e intelligence Usa siano già sul posto per raccogliere le informazioni necessarie per preparare l'offensiva, che dovrebbe essere condotta con bombardamenti aerei e raid delle forze speciali americane e alleate. L'intervento dal cielo sarebbe la prima fase del piano, con l'obiettivo di colpire, indebolire e smantellare il più possibile le postazioni dello stato islamico, che ha la sua roccaforte a Sirte. Ma anche di interrompere ogni canale di comunicazione tra i combattenti dell'Isis in Libia e i simpatizzanti che si trovano in varie regioni del Nord Africa.I bombardamenti aerei, però, potrebbero non bastare. Anche perché per assumere il controllo dei territori strappati ai jihadisti servono uomini sul campo. E con le divisioni che oggi più che mai continuano a dividere le fazioni libiche non è facile individuare gruppi davvero affidabili. Così sono pronti a intervenire soldati Usa e alleati, che in parte sarebbero già in Libia, con il compito di addestrare i gruppi alleati locali e supportarli in azioni mirate, come avviene oggi in Iraq e Siria. Il New York Times non nasconde i rischi di «significativa escalation» di un nuovo intervento in Libia, dopo quello che portò alla destituzione del colonnello Gheddafi nel 2011. Intanto il primo ministro isrealiano, Benjamin Netanyahu, ieri ha accusato il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, di incoraggiare il terrorismo, dopo le dichiarazioni di quest'ultimo al Consiglio di Sicurezza, in cui ha detto che la violenza palestinese si è radicata negli anni di occupazione israeliana. «Le dichiarazioni di Ban Ki-moon danno una spinta al terrorismo.

Non vi è alcuna giustificazione per gli attacchi terroristici", ha detto Netanyahu in un comunicato.

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