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Usa sempre meno bianchi. Così le minoranze studiano da maggioranze

Netto aumento di afroamericani e ispanici soprattutto fra i giovani. E i Repubblicani ora cambiano strategia

Usa sempre meno bianchi. Così le minoranze studiano da maggioranze

L'ultimo rapporto del Census Bureau immortala un'America diversa da quella di dieci anni fa. I dati sono stati pubblicati nel corso di questi giorni. Quelle che vengono chiamate «minoranze» continuano ad avanzare nelle statistiche, mentre i cosiddetti «bianchi» risultano in netta diminuzione. Per questi ultimi, la discesa è tanto progressiva quanto evidente. La diminuzione che i «bianchi» hanno subìto nell'ultimo decennio - come riporta il censimento - è pari all'8,6 per cento. I risultati sanciscono invece la crescita esponenziale degli ispanici: più 23 per cento nell'arco del periodo analizzato. Si tratta di un boom a tutti gli effetti. Un altro dato interessante riguarda le fasce infantili e giovanili: la statistica sulle persone che hanno sino ai 18 anni è guidata dagli afroamericani, che superano così il 50 per cento di quell'insieme. Una casistica che può raccontare molto del futuro americano. Sì, perché i numeri pubblicati non alimentano soltanto riflessioni di carattere sociologico o demografico: pure la politica è chiamata a prendere atto delle mutazioni in corso. Bisognerà anche ridisegnare parte dei distretti per via dei cambiamenti numerici della popolazione, dunque del peso di alcuni Stati. I trend descritti possono favorire i Democratici, soprattutto per via della tradizione elettorale delle «minoranze». Il presidente Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris hanno margini per ben sperare. Già le elezioni di medio termine, che si terranno a novembre 2022, potrebbero sorridere ai progressisti. Al contrario, nel Partito Repubblicano, è in corso da anni un dibattito sul come modificare il rapporto con le «minoranze». L'operazione che avrebbe potuto portare alla candidatura alla Casa Bianca di Marco Rubio, che si è presentato alle penultime primarie, poteva essere speculare ai cambiamenti demografici. Il senatore Rubio, del resto, ha origini cubane, e magari qualcosa, in termini di dialettica, sarebbe potuta migliorare. L'ex capo di gabinetto della Casa Bianca Reince Priebus, che è stato comunque centrale nella prima fase trumpiana, ha avvertito i suoi del pericolo marginalizzazione in tempi non sospetti. Poi però è sceso in campo Donald Trump, che ha vinto a sorpresa, con il suo stile e con la sua narrativa. Così, la questione di come si dovessero porre i Repubblicani rispetto alle minoranze è stata ridimensionata e riposta in un angolo. Il problema per il Gop persiste, in specie dopo la sconfitta del 2020 e dopo la pubblicazione di questo documento. Per quanto The Donald abbia dimostrato, soprattutto con le ultime elezioni presidenziali, di poter «bucare» tra le persone che hanno origini ispaniche, tra cui risiedono molti cattolici conservatori, i numeri emersi in queste ore rischiano di sollevare di nuovo la questione. Del resto, secondo gli exit poll che hanno iniziato a circolare dopo la chiusura delle urne, gli afroamericani che nel 2020 hanno votato per Trump corrispondo al solo 12 per cento. Come premesso, è andata meglio con i cosiddetti ispanici, che però hanno preferito Biden per il 65 per cento. Sono segnali d'incoraggiamento per i Repubblicani che potrebbero non bastare. Questa è la teoria, poi la prassi può sconvolgere le disamine: fenomeni politici come quello di Donald Trump, al netto delle statistiche e dei ragionamenti, sono impossibili da prevedere. Il magnate, in ogni caso, può contare su un sostegno corale dell'elettorato repubblicano, mentre un'alternativa vera e propria ad oggi non c'è.

Certo è che l'ultimo censimento degli Stati Uniti d'America pone questioni essenziali e non prescindibili riguardo il futuro del Gop.

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