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"Va evitato che diventi un obbligo sennò gli immobili si deprezzeranno"

Il presidente di Confedilizia: "Il governo va ringraziato per il segnale forte, è un provvedimento sbagliato da cambiare alla radice"

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Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia (la principale associazione della proprietà immobiliare), voi avete apprezzato l'opposizione dell'esecutivo sulla direttiva Case green.

«Credo che il governo vada ringraziato, almeno da parte nostra, per questo voto contrario, perché è un segnale forte, va anche spronato affinché alzi sempre più la voce per far sì che nella prossima legislatura europea quel provvedimento sia modificato alla radice perché lo riteniamo sbagliato».

Per i cittadini rischia di essere un salasso, a partire dall'obbligo di sostituire le caldaie a combustibili fossili.

«Va ricordato che non c'è più l'obbligo di raggiungere determinate classi energetiche entro un periodo predeterminato, però c'è l'obbligo per gli Stati di arrivare a risparmi in percentuale dell'energia mediamente consumata dagli immobili entro determinate date, la prima del 2030 è stata ritenuta non raggiungibile dal nostro ministro dell'Ambiente. C'è il rischio, però, che un futuro governo possa tradurre il raggiungimento di quell'obiettivo in un obbligo che ad oggi non c'è, ricordiamolo. Ecco perché il rischio va eliminato alla radice».

Le rivolgo la stessa domanda posta dal ministro Giorgetti: «Chi paga?».

«In Italia esultano o movimenti e schieramenti ideologizzati oppure coloro che ricaverebbero un interesse da questi lavori interessati. La realtà è che poi c'è qualcuno che deve mettere risorse. Senza parlare dell'effetto di deprezzamento degli immobili se si diffondesse l'idea che quel tipo di efficientamento è obbligatorio. Bisogna continuare a trattare gli immobili come hanno fatto i vari governi italiani nel corso degli anni: se c'è interesse generale agli interventi di risparmio energetico o di protezione antisismica, si spinge gentilmente a fare quell'intervento attraverso incentivi. L'imposizione dall'alto è assolutamente dannosa».

Avete qualche stima di quanto potrebbe impattare la direttiva?

«Nella precedente versione bastava basarsi sul costo medio degli interventi del Superbonus che sono quasi sempre ecobonus. Che cosa voglia dire arrivare ad almeno il 16% in meno di consumo medio degli immobili è un'altra storia. Secondo il Cresme, vuol dire spendere 320 miliardi di euro ma le stime di altri istituti non sono univoche».

Come su dovrebbe recepire la direttiva, secondo lei?

«Bisognerebbe rivoluzionare la politica energetica del nostro Paese. C'è chi dice che bisognerebbe ricorrere al nucleare, c'è chi dice che bisognerebbe cercare di cambiare profondamente la nostra gestione dell'energia. Se si rimane nella logica attuale, l'unico modo per raggiungere certi obiettivi è quello di trovare risorse pubbliche. Altre strade non esistono. E, come ho detto prima, se nessuno trova la risposta alla domanda sulle risorse, allora bisogna agire a monte e non porsi più quegli obiettivi».

I risultati non sarebbero garantiti, non è vero?

«Lo abbiamo visto con il Superbonus: in un condominio è difficile realizzare gli interventi anche con soldi pubblici. Sono servite cessione del credito, sconto in fattura e 110%, figuriamoci senza avere neanche mago Zurlì che mette dei soldi nelle tasche dei cittadini. Si parla di spese che sfiorano i 100.000 euro per ogni proprietario e quindi poi bisogna fare l'assemblea di condominio, bisogna scegliere la ditta, quindi stiamo parlando di cose fuori dal mondo perché si scrive 2030 con leggerezza in un ufficetto a Bruxelles o chissà dove e si pensa che poi tutti i Paesi siano uguali. I Paesi del Nord Europa hanno un clima freddo, luoghi meno belli da tutelare e una proprietà immobiliare concentrata, per esempio in Germania. Lì è più facile.

La proprietà immobiliare diffusa è un valore, quindi teniamocela stretta perché forse dietro queste direttive c'è anche chi vorrebbe smantellare questo risparmio immobiliare diffuso in Paesi come l'Italia».

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