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Un vaccino universale per battere il cancro Il segreto nelle cellule

Appena la malattia esordisce lancia un Sos all'organismo, che reagisce: lo ha scoperto un'équipe di studiosi tedeschi

Un vaccino universale per battere il cancro Il segreto nelle cellule

Funziona così. Pensiamo a cellule particolari capaci di individuare un tumore agli esordi e inviare un Sos all'organismo. Grazie all'avvertimento entrano in azione altre cellule in grado di contrastare completamente la massa neoplastica. Capiamo come possano essere utili: significa, infatti, disporre di realtà cellulari che soffocano sul nascere la malattia. Ma che potrebbe succedere se fossimo capaci di sviluppare biotecnologicamente un sistema che attivi le cellule che lanciano il primo allarme. Ebbene, è proprio sulla base di questo ragionamento che alcuni studiosi tedeschi hanno sviluppato un «prototipo» di vaccino che potrebbe rendere questo meccanismo una consuetudine; garantendo un precoce riconoscimento della malattia, che verrebbe aggredita dal sistema immunitario, facendo guarire un paziente oncologico con le sue stesse armi. Entriamo nel dettaglio.

Le cellule tumorali sono infide. Vengono definite «immunogeniche», perché non vengono riconosciute dai linfociti T, le sentinelle del nostro corpo, tarate per debellare ogni infezione. Ma potrebbero essere riconosciute prima se venissero potenziate le cosiddette cellule dendritiche. Come? Con l'Rna. È un acido nucleico, come il Dna (fondamentale per la trasmissione dei caratteri ereditari), importantissimo per la produzione delle proteine. Dunque. Si tratta un paziente con un Rna particolare, protetto da una specie di involucro lipidico. Questo Rna dà la sveglia alle cellule dendritiche che a loro volta creano i presupposti per l'innesco di una potente risposta immunitaria; fondamentale per zittire la neoplasia. Questa è l'idea del vaccino proposto da Ugur Sahin della Johannes Gutenberg University di Mainz, in Germania. La notizia va esaminata con estrema attenzione, e non va fraintesa. Ci sono stati dei risultati importanti e promettenti.

Divulgati da Nature, la Bibbia del giornalismo scientifico, indicano la somministrazione via endovenosa del vaccino nei topi e in tre pazienti affetti da melanoma in uno stadio avanzato. In tutti i casi c'è stata una concreata attivazione del sistema immunitario; da qui l'ipotesi di poter un giorno sviluppare un vaccino universale in grado di contrastare ogni forma tumorale. Ma il traguardo potrebbe non essere dietro l'angolo. Di fatto è da un po' di anni che in molti laboratori si sta puntando in questa direzione: trovare il sistema più redditizio per far sì che sia il nostro stesso organismo a fronteggiare la neoplasia, rafforzando ciò di cui già disponiamo. Il vaccino contro l'influenza, per intenderci, funziona in modo analogo. Iniettiamo qualcosa che stimola gli anticorpi a «fagocitare» l'intruso, in questo caso un virus.

Qui gli anticorpi puntano in alto, bloccando addirittura le cellule impazzite, associate a specifiche proteine che possono essere bollate anzitempo. Certo, la notizia che arriva dalla Germania conforta. Ma ci sono altrettante promettenti prove condotte in modo simile; tipo quelle su malati di tumore alla prostata, resistenti alla tradizionale terapia ormonale. Gli esperti hanno potenziato cellule dendritiche ottenendo buoni risultati. Progressi sul fronte linfomi e mielomi «immuni» al trattamento chemioterapico. Dall'Austria giungono conclusioni inerenti il tumore alla tiroide: con le cellule dendritiche è stato possibile valutare - su dieci pazienti - una stabilizzazione della patologia nel 30% dei casi. E simili sono i traguardi raggiunti in Polonia, in Corea, in Italia.

Anche da noi si sta lavorando concentrandosi su queste particolari cellule del sistema immunitario. All'Istituto Neurologico Besta di Milano sono in corso due sperimentazioni per ciò che riguarda una patologia del cervello particolarmente aggressiva.

Incoraggianti vengono definiti i primi risultati, anche sulle forme recidivanti; in attesa di allargare il campo di indagine in altri due centri: l'Istituto Superiore di Sanità e l'Istituto oncologico romagnolo di Meldola.

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