Cultura e Spettacoli

"Vado a Sanremo senza santi protettori. Le critiche? Rispetto il pensiero di tutti"

L'accusano di «sovranismo» senza considerare i 60 anni di carriera «Ci ho sempre messo la faccia ma ora non parlo di politica»

"Vado a Sanremo senza santi protettori. Le critiche? Rispetto il pensiero di tutti"

In tempo reale. Appena Amadeus ha fatto il nome di Rita Pavone per il cast di Sanremo, i leoni da tastiera si sono scatenati: ecco, la sovranista al Festival. Lei, che giustamente non parlerà di politica, replica citando Charlie Chaplin: «Preoccupati più della tua coscienza che della reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è problema loro». E stop. Dopotutto Rita Pavone, torinese classe 1945, è sempre stata «divisiva» sin da quando a fine anni Sessanta decise di sposare Teddy Reno che aveva vent'anni di più, si era già sposato e aveva un figlio. Figurarsi, fu l'iradiddio anche in casa Rai. E «Pel di carota», che era stata ospite dell'Ed Sullivan Show come i Beatles e aveva incontrato Elvis a Nashville, si ritrovò con un pubblico disorientato. Ora torna in gara al Festival dopo 47 anni con un brano, scritto dal figlio George Merk, che nel titolo si porta un manifesto esistenziale: Niente (Resilienza 74). Settantaquattro sono i suoi anni. La resilienza è la sua capacità di reagire. E niente è probabilmente il valore che dà agli insulti un tanto al chilo.

Scusi, Rita Pavone, quando ha saputo che sarebbe stata in gara?

«Venerdì scorso. Amadeus mi ha chiamato alle 22 circa. Non me lo aspettavo. So che Tosca è stata chiamata ancora più tardi».

C'è stata polemica sull'annuncio del cast.

«Pare che qualcuno abbia fatto da talpa, ma altro non so. Amadeus aveva due nomi in più che non aveva segnato sulla lista e uno ero io. Vieni, mi ha detto».

Com'è il brano?

«Non è rock ma cammina bene. Racconta il mio punto di vista sulla realtà che abbiamo intorno. Dopo averlo ascoltato, si capirà perché sono stata scelta. Però non mi importa nulla del piazzamento, sia chiaro. Mi basta essere soddisfatta della resa sul palco, di come mi sono esibita e di tutte le cose artistiche legate a un festival importante come quello di Sanremo».

Ci torna 47 anni dopo l'ultima volta.

«Io naturalmente non sono la stessa e neppure il Festival lo è. Ora è cambiato tutto».

Quale canzone, e con chi, canterà nella serata dedicata ai brani dei settant'anni di Sanremo?

«Ma non lo so ancora! Mi hanno appena detto che sono in gara, nei prossimi giorni ci penseremo».

Allora parliamo delle polemiche che l'accompagnano, specialmente sui social.

«No, non parlo di politica, che senso ha. Siamo al Festival di Sanremo, non da altre parti. Di certo non ho santi protettori. Le critiche? Rispetto il pensiero di tutti».

Rita Pavone, che caratterino.

«Sono una che da sempre prende pugni in faccia e qualche volta li restituisce. Ma non mi tiro mai indietro. Alle elementari una volta la maestra ci mise in fila ma nessuno dei miei compagni voleva andare a coprire un vuoto in mezzo alla fila. La maestra urlava, nessuno si muoveva e così sono andata io. Da allora ho sempre messo la faccia in tutto».

Nel 1972 non riuscì ad accedere alla finale.

«E dire che era una bella canzone profonda. Ma Sanremo allora era molto più crudele di oggi. Cantavi una sola volta e, se non piacevi, tornavi a casa. Adesso hai molte più possibilità di far ascoltare il pezzo e di farlo capire».

Ci rimase male?

«Bene no di certo. Ma la mia vita è sempre stata così».

Così come?

«Come una sauna finlandese, piena di docce gelate e di aria bollente, di alti e bassi, di fortuna e sventura».

Ma allora l'eliminazione era soltanto una «sventura» artistica.

«Però pochi giorni dopo ero al primo posto in classifica in Francia. Tout se tient».

Stavolta cosa fa dopo Sanremo?

«Non lo so. Poco tempo fa ho tenuto alcuni concerti sold out in Brasile, adesso sto lavorando a un progetto di nicchia e poi ovviamente a un disco. Le mie canzoni funzionano ancora sa?».

Ad esempio?

«All'estero la Heineken e la Nescafè, ad esempio, le usano negli spot».

E con Teddy Reno come va?

«Lui sta benone nonostante i 94 anni. A marzo festeggeremo i 52 anni di matrimonio. Sa, cambiare mariti è facile.

Tenersi lo stesso per mezzo secolo è una impresa per poche». (sorride - ndr)

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