Politica

Valls lascia la poltrona: «Mi candido all'Eliseo»

L'uomo che scriveva i discorsi a Lionel Jospin sceglie la banlieue per la sua discesa in campo. La definisce «una rivolta all'idea che la gauche sia squalificata in questa tornata». Il doppio voto presidenziale avrà luogo il 24 aprile e il 7 maggio, ma ieri è iniziata la campagna più attesa: quella di Manuel Valls per le primarie della sinistra post-Hollande. «Sono in questa sala, dove mi sono sposato, la mia città del cuore, dove ci si parla con franchezza. Allora sì, sono candidato alla presidenza della Repubblica», annuncia Valls. È la rivincita dei primi ministri che prosegue. Dopo l'ascesa di François Fillon a capo dei Républicans e candidato della destra, ecco il 54enne socialista Valls a Evry, di cui è stato sindaco per due mandati, per dire che «la sinistra deve riprendere le redini del proprio destino». La sua sinistra, non quella di François Hollande. Né dei suoi avversari per la corsa presidenziale a gauche. Arnaud Montebourg nel Ps, dato al 25% in vista delle primarie di gennaio; Jean-Luc Mélenchon del Front de gauche e già candidato; Emmanuel Macron, che ha lasciato il governo Hollande pochi mesi fa e i socialisti nel 2009 per fondare il movimento «En Marche!», punta all'Eliseo in solitaria. Finora lo schema post-Hollande era questo. Ora cambia tutto. «Il senso dello Stato mi fa considerare che non posso essere più primo ministro, lascerò le mie funzioni da domani (oggi, ndr) per proporre le mie idee ai francesi». Grinta, un programma e tanti nemici interni alla sinistra, a partire da Martine Aubry, fanno di Valls una speranza per la gauche. «Perché candidarmi?», chiede Valls alla Francia che lo ascolta quattro giorni dopo la rinuncia di Hollande al secondo mandato. «Voglio dare tutto per la Francia che mi ha tanto dato», spiega. Catalano, arrivato Oltralpe bambino con i genitori, diventato cittadino francese solo nel 1982, è stato «ministro, primo ministro, mi conoscete», ricorda lui stesso. È arrivato fino a Matignon. Ma vuole di più. L'Eliseo.

Lascia il ruolo di premier per «condurre la gauche verso la vittoria, riunirla, perché la nostra vita vale più dei pronostici, niente è scritto, non è detto che vinca la destra al secondo turno, mobilitatevi per scegliere il destino del Paese, non è un affare di partito, è la vostra responsabilità». FDR

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