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Il Vaticano è l'arca di Noè I cani in udienza dal Papa

Paolo VI credeva nella vita eterna delle bestie, Benedetto XVI un po' meno E Bergoglio? Oggi riceverà dei cuccioli maltrattati. Come San Francesco...

Il Vaticano è l'arca di Noè I cani in udienza dal Papa

Si chiamano Kenia, Macchia, Nerina, sono cuccioli maltrattati fin quasi a morire. Oggi si metteranno in fila in piazza San Pietro per partecipare all'udienza del mercoledì di Papa Francesco. La capobranco, se permettete il termine, è Federica Faiella, 32 anni, un fidanzato e un labrador, Drugo, che le ha cambiato la vita, trascinandola da una multinazionale all'associazione animalista Lav: «Ho capito che i cani sono esseri senzienti e con un sorriso ti rendono migliore». Federica è una persona di fede e da legale ha seguito i maltrattamenti del canile Parrelli. Dieci giorni fa ha mandato in Vaticano una richiesta per far partecipare all'udienza sei animali sofferenti. La risposta è arrivata subito. E così eccoli. Racconta: «Mi ha colpito poi sentire le parole del Papa sul futuro ultraterreno degli animali». Ma da credente, non pensa che gli uomini vengano prima e così rischino di essere trascurati per gli animali? «Io mi sento preparata per questo. So che altri faranno meglio attività anche più importanti».

Il Papa, nell'udienza di mercoledì 26, citando san Paolo, ha lasciato intendere che anche gli animali saranno in cielo. «La Sacra Scrittura ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio» le parole di Bergoglio che hanno acceso le speranze dei tanti fedeli innamorati dei propri cuccioli.

Tema che appassiona e divide. Un intervento della Civiltà cattolica nel 2003 aveva fatto scalpore perché si era opposto all'idea dei «diritti degli animali». Si ricorda una frase di Benedetto XVI, pur amante dei gatti, che sembrerebbe averne escluso la vita ultraterrena. Invece Paolo VI aveva confortato un credente: avrebbe ritrovato il suo animale in cielo.

Padre Paolo Benanti, francescano, docente di Teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana, vede nelle parole di Bergoglio una traccia della prossima, attesa enciclica verde: «Se tutto partecipa al Regno, tutte le creature hanno dignità: l'uomo non è un arbitro assoluto ma è anche a servizio del creato, chiamato a contribuire a portare il creato alla sua pienezza. Un cane non puoi prenderlo a calci, ti è affidato anche per vivere in questa pienezza». Se sulla risurrezione personale dell'uomo la fede è certa, continua Benanti, «la pienezza del Regno per chi non è persona è meno chiara: non sappiamo che accadrà, si è riflettuto meno perché non è centrale nella Rivelazione. Ma pensiamo al diluvio universale: Noè salva tutte le specie viventi. Già allora, Dio non abbandona l'animale».

C'è il Salmo 36: “Uomini e bestie Tu salvi, Signore”, ricorda il teologo Paolo De Benedetti, che ha dedicato ampi studi all'argomento. Racconta: «La passione di San Francesco per gli uccelli e le creature, l'importanza degli animali per i padri del deserto come sant'Antonio Abate. E le Scritture: dal corvo che porta da mangiare al profeta Elia fino all'Agnello di Dio, diventato l'espressione della vita più vicina a Dio». De Benedetti, autore anche di un libro dal titolo «In Paradiso ad attenderci», è del tutto convinto che gli animali risorgeranno: «Se Dio ha dato loro la vita e non la riavessero, bisognerebbe quasi concludere che la morte è più forte di Dio. Nessun animale, dai più miti ai più feroci, ha mai raggiunto la perfidia di certi uomini: il loro diritto alla vita in qualche modo è più sicuro».

Benedetti animali.

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