Cronache

La vendetta dell'Everest. Quest'anno ha vinto lui

Per la prima volta in 41 anni nel 2015 la vetta del monte più alto del mondo sarà inviolata

La vendetta dell'Everest. Quest'anno ha vinto lui

Il «Dio del cielo», la montagna più alta del pianeta, tre pareti, tre cime. Il sogno dei bambini quando pensano a una punta che buca le nuvole, ma anche dei disabili che sfidano i limiti del corpo e di chi ama dire: «Io ci sono stato», l'ossessione del paradiso bruciato e raggiunto.Il simbolo dell'impresa, abusato come metafora e paradosso al punto da diventare un luogo familiare, come se ce lo avessimo tutti dietro l'angolo, come se fosse fatto di cartone e non di roccia e neve, un giocattolo dell'immaginazione.L'Everest. Fotografato e disegnato forse più di ogni altro monte al mondo. Entrato persino nelle barzellette. Eppure adesso l'affollato circo è silenzioso. In vetta solo cielo nuvole e ghiaccio. Gli 8848 metri sono inviolati dall'inizio dell'anno e lo saranno fino alla fine del 2015. Nessun uomo sta salendo fin lì. Non succedeva da 41 anni, dal 1974. La mucca da cui per anni hanno munto associazioni e autorità sta tenendo per sé la sua bellezza.Le cause. Il terremoto, prima di tutto. Il sisma violentissimo che lo scorso aprile ha squassato il Nepal uccidendo più di 8mila persone, 18 sull'Everest, di cui la maggior parte sherpa, le guide locali, ha lasciato desolazione.Ma non è solo la disgrazia la colpa di questo record negativo per una montagna che negli ultimi anni era diventata meta più turistica che professionale, anche per l'abbassamento del prezzo del «permesso di salita», che il governo nepalese ha ridotto nel 2014 da 25mila a 11mila dollari. E che ha ispirato il cinema con un ultimo film, Everest, dell'islandese Baltasar Kormakur, proiettato in apertura della mostra del cinema di Venezia a settembre: ispirandosi a una drammatica spedizione del 1996, la pellicola racconta proprio di una scalata dove l'impreparazione è lo scacco che mette di fronte alla morte al cospetto di una natura devastante, se avvicinata senza rispetto e perizia.L'Everest è una montagna oltraggiata dal terremoto, squalificata, accusano gli alpinisti professionisti, per l'affollamento delle sue vie, percorse nel 2013 da 658 persone. Ma soprattutto diventata meno sicura. L'ultimo che ha lasciato perdere è stato il giapponese Nobuzaku Kuriki.Circa un mese fa ha abbandonato il campo base.

Ha provato per cinque giorni la salita, ma alla fine ha desistito a 700 metri dalla cima per le condizioni meteo proibitive. Se fosse arrivato in vetta, sarebbe stato l'unico del 2015. Invece è tornato a Kathmandu.«Se avessi proseguito, non sarei tornato vivo», ha scritto su Twitter Kuriki. Troppo vento e troppa neve. Ma al di là del clima, la tenuta del percorso è diventata più instabile dopo il terremoto, e il governo cinese ha chiuso il versante nord della montagna, il ghiacciaio Rongbuk. È tutto più complicato, e gli sherpa sono meno disposti a immolarsi per alpinisti inesperti, improvvisati, alla ricerca di una medaglia da appuntarsi sul petto. Sono «portatori» più giovani, figli di padri che hanno condotto una vita di abnegazione. Loro no, vogliono una paga più dignitosa, più sicurezza, un'assicurazione. Già nel 2014 avevano indetto un clamoroso sciopero a sorpresa, lasciando al campo base molti sognatori e inseguitori di guinness.La cascata di ghiaccio del Khumbu è sempre meno sicura: nel 2014 16 sherpa sono morti travolti da una valanga di blocchi. C'è già chi pensa a una possibile alternativa: lo spostamento dal campo base al campo 1 via elicottero.Gli sherpa stessi si sentono meno sicuri della montagna, al di là della preparazione di chi li affianca. Accompagnare alpinisti alle prime armi aggrava solo il rapporto tra guida e cliente.Anche per questo motivo per il 2016 è prevista un'inversione di rotta. Il governo nepalese sta mettendo a punto un nuovo regolamento per cui sarà interdetta l'ascesa ai minorenni, con un limite di età alzato da 16 a 18 anni, alle persone sopra i 75 anni, ai disabili, agli alpinisti inesperti. Bisognerà avere alle spalle almeno una scalata oltre quota 6500 metri per potersi presentare al campo base. Altro aspetto di novità della nuova legislazione, saranno previsti dei forti limiti alle attività commerciali delle agenzie di viaggio specializzate.

Il punto difficile è ora trovare un compromesso tra permessi e proibizioni, e soprattutto testare la reale sicurezza di una montagna che da grande autostrada delle ascese al cielo si è trasformata in pochi mesi in un luogo spettrale.

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