Economia

Veneto Banca trema: rischio fallimento

In tre anni 2 miliardi di perdite, il bail in incombe

Veneto Banca trema: rischio fallimento

Quale banca rischia di dover fare i conti per prima con le spietate regole europee sul bail in che partiranno da gennaio? I più attenti osservatori del sistema bancario hanno già puntato il dito a Nordest. E in particolare, verso Montebelluna. Provincia di Treviso. Dove ha sede Veneto Banca che oggi in un immenso spazio da settemila posti a Volpago del Montello riunirà in assemblea per approvare la trasformazione in spa, l'aumento di capitale fino a un miliardo di euro e la quotazione in Borsa. Alla platea degli azionisti verrà anche letta integralmente la missiva arrivata al cda lo scorso 9 dicembre. Mittente: la Bce. Se i tre punti all'ordine del giorno, ribattezzati «Progetto Serenissima», non passeranno, «si renderebbe necessario adottare misure di vigilanza» ha scritto nero su bianco la Banca centrale europea. Insomma, o ci si rassegna alla «modernità» o si muore. Cioè si fallisce e a pagare saranno i clienti della banca, gli azionisti gli obbligazionisti. Un prezzo assai più alto di quello pagato dalle quattro piccole banche salvate dal decreto del 23 novembre. Non solo perché le nuove norme Ue sono più rigorose ma anche perché in gioco c'è la sopravvivenza di un colosso del territorio con 517 filiali in Italia (e 65 all'estero), di cui 354 al nord e 174 sportelli in Veneto.Negli ultimi tre anni sono stati accumulati quasi 2 miliardi di euro di perdite, la tenuta patrimoniale traballa, e i crediti deteriorati sfiorano i cinque miliardi di euro. Nel frattempo la banca ha emesso oltre 300 milioni di euro di obbligazioni convertibili acquistate da molti clienti che poi se le sono viste trasformare in azioni. Quelle che nel 2013 erano arrivate a superare i 40 euro ma che oggi valgono solo 7,30 euro (è il prezzo di recesso stabilito dal cda) con una perdita teorica di circa 3,3 miliardi di euro per circa 88mila persone. Fra i piccoli azionisti dell'istituto c'è anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, che ieri ha annunciato la disponibilità della Regione «ad avviare un fondo di solidarietà regionale a sostegno dei risparmiatori colpiti dalla crisi delle Popolari venete attraverso la sua finanziaria Veneto Sviluppo».Come si è arrivati a questo punto? La Popolare di Montebelluna - come l'altra Popolare, quella di Vicenza, lontana solo 54 chilometri - deve rimediare agli errori del passato quando la parola d'ordine era crescere, ma con i prezzi delle azioni decisi a tavolino facendo attenzione più al consenso che ai valori reali. Poi, la vigilanza della Bce e le inchieste della magistratura hanno «spogliato» il re Vincenzo Consoli. L'ex direttore generale, al vertice dal 1997, che si è dimesso alla fine di luglio. E a cui il consiglio comunale di Montebelluna, lunedì, potrebbe anche revocare la cittadinanza onoraria. Perché dietro di sé ha lasciato molte macerie. I quotidiani locali stanno portando alla luce favoritismi, prestiti dati senza garanzie fino a milioni di euro, crediti deteriorati mai mesi a bilancio. Negli anni sono stati acquistati istituti pieni di debiti come la pugliese Banca Apulia dove ora duemila risparmiatori stanno vedendo sfumare i propri risparmi. Il nuovo ad Cristiano Carrus, a caccia di risorse, ha venduto un jet privato e 180 auto blu ereditati dalla gestione Consoli. Ieri sul tavolo del cda è finita l'azione di responsabilità promossa dai nuovi vertici contro i vecchi. Oggi quel passato dovrà essere sepolto per sempre.

Altrimenti, porterà via con sé anche il futuro.

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