Politica

Venezuela, scatole invece delle culle

Il regime di Maduro furioso per la fuga di immagini da un ospedale

Paolo Manzo

Sette neonati abbandonati in scatoloni di cartone, tutti in fila neanche fossero merce sugli scaffali di un supermercato. Le fotografie scattate nel reparto maternità dell'ospedale statale Dr Domingo Guzmán Lander della città di Barcellona, a 315 km dalla capitale stanno facendo il giro del mondo e descrivono la catastrofica crisi umanitaria che vive oggi il Venezuela.

Il caso ha fatto infuriare il regime del presidente Nicolás Maduro, che prima ha sguinzagliato i suoi kapò della controinformazione, poi ha negato e, infine, ha fatto scendere in campo il Sebin, gli 007 chavisti. Le certezze legate a queste immagini choc sono almeno tre. La prima è che ieri tutto il personale medico e paramedico dell'ospedale Guzmán Lander è stato torchiato dai servizi del regime che vuole a tutti i costi punire chi ha fatto gli scatti. La seconda è che le immagini non provengono dall'Honduras, come hanno tentato di far credere alcuni supporter del chavismo, ma proprio dal Venezuela. Il terzo dato oggettivo è che nelle maternità venezuelane, neonati e partorienti muoiono ormai come mosche. Basti pensare che nell'ospedale più importante di Barcellona, quello universitario dedicato al dottor Luis Razetti un luminare della chirurgia, figlio di un commerciante nato a Genova da inizio 2016 a fine agosto sono già deceduti 46 neonati e 17 partorienti perché mancano antibiotici, guanti, vaccini, farmaci salvavita, culle, tutto insomma. Inoltre, negli ultimi due anni, 13mila medici (il 20% del totale) se ne sono andati dal Venezuela, nelle cui maternità operano sempre più spesso neolaureati, privi di qualsiasi esperienza, mentre i continui black-out rendono difficili anche operazioni solitamente semplici come un cesareo, oltre a rendere inservibili le poche incubatrici rimaste. Non stupisce, dunque, che i neonati venezuelani finiscano in scatoloni di cartone, né che la maggior parte dei decessi nel paradiso della sinistra bolivariana sia «causato da setticemia e dalla denutrizione delle partorienti», come denunciano anonimamente i medici del Razetti, minacciati spesso di morte da padri disperati che hanno appena perso figli e/o mogli. Le autorità, naturalmente, negano che la mortalità neonatale sia fuori controllo in Venezuela, così come continuano a sostenere che il cibo non manca, che se manca è colpa di una fantomatica «guerra economica» scatenata dall'Impero e che, comunque, la «dieta Maduro fa bene e ve lo fa diventare d anche senza viagra», come detto qualche giorno fa dal delfino di Chávez in diretta tv.

L'unica uscita da questo inferno senza sommosse popolari sarebbe stato il referendum costituzionale che - per mandare a casa Maduro ed indire nuove presidenziali - si doveva celebrare entro il 10 gennaio 2017.

Come previsto però il regime oggi ha a malapena il 20% dei voti - il Consiglio Elettorale controllato dal chavismo ha detto di no, non solo al referendum ma anche alla speranza dei venezuelani di un futuro che non sia fragile come una culla di cartone.

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