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Venti di guerra Corea-Usa. Kim: "Vi cancelleremo". Trump: "Pronti a colpire"

Sale la tensione tra Pyongyang e Washington Mosca e Tokyo rinforzano i sistemi anti-missili

Venti di guerra Corea-Usa. Kim: "Vi cancelleremo". Trump: "Pronti a colpire"

Dalle parole ai fatti passano circa 3.300 chilometri, quelli che i missili Hwasong-12 dovrebbero percorrere per raggiungere l'avamposto americano di Guam dai siti balistici del regime di Pyongyang.

La guerra verbale tra il presidente americano Donald Trump e il dittatore nordcoreano Kim Jong Un prosegue senza esclusione di colpi e inizia davvero a fare paura. «Trump ci sta portando sull'orlo di una guerra nucleare. Vi spazzeremo via, vi cancelleremo dalla faccia della terra», è l'ultima pesantissima provocazione lanciata da Pyongyang attraverso l'agenzia di stato Kcna. «Il comportamento isterico e imprudente del presidente potrebbe ridurre gli Usa in cenere ogni momento», continua. Minacce a cui il tycoon risponde colpo su colpo: «Le misure militari sono state allestite pienamente e pronte a colpire, in caso la Corea del Nord agisse incautamente», tuona su Twitter. «Speriamo che Kim Jong Un trovi un'altra strada», precisa, dopo aver sottolineato poche ore prima che il suo monito di scatenare «fuoco e furia» contro il regime probabilmente non era stato abbastanza duro. Le parole dei due leader portano l'escalation alle stelle, facendo preoccupare la comunità internazionale e anche i mercati, che temono di potersi trovare sull'orlo di un conflitto atomico. Mentre il Pacific Daily News titola a tutta pagina: «14 minuti», ossia quanto occorre perché i missili a medio e lungo raggio Hwasong-12, già puntati verso l'isola di Guam, attraversino i cieli giapponesi coprendo la traiettoria verso sud di 3.356 chilometri, prima di arrivare nell'avamposto americano nel Pacifico. I tentativi di trovare una soluzione diplomatica tuttavia proseguono, tanto che fonti di Washington rivelano come l'amministrazione Trump da parecchi mesi sia impegnata dietro le quinte per tentare di avviare un canale di dialogo con la Corea del Nord. L'obiettivo è affrontare la questione dei prigionieri americani detenuti dal regime e frenare il deterioramento delle relazioni, ma si spera che possa diventare un modo per discutere anche di argomenti più spinosi come il programma nucleare. Intanto The Donald vede in New Jersey il segretario di Stato Rex Tillerson e l'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, mentre il capo del Pentagono James Mattis definisce un eventuale conflitto come una «catastrofe», confermando di stare lavorando con gli alleati a una soluzione diplomatica.

Da Mosca, invece, il ministro degli esteri Serghiei Lavrov ammette che «i rischi di una guerra sono molto alti». Nelle ultime ore la Russia ha deciso di rafforzare i sistemi anti-aerei dislocati nell'Estremo Oriente del Paese, nelle aree limitrofe alla Corea del Nord, mentre il Giappone sta procedendo allo schieramento dei missili intercettori nell'area occidentale in risposta al piano di attacco di Kim contro Guam. Dall'Europa, invece, la cancelliera tedesca Angela Merkel avverte: «Non c'e' una soluzione militare nella crisi nordcoreana. La retorica dell'escalation è sbagliata». Ennesimo invito alla moderazione arriva pure dalla Cina: «Tutte le parti devono contribuire ad alleviare la tensione», afferma il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, confermando che la situazione attuale nella penisola è «complessa e sensibile». Un editoriale del Global Times, giornale nazionalista del Dragone, spiega che «Pechino questa volta non è in grado di persuadere Washington o Pyongyang a fare un passo indietro». Quindi, chiarisce che se la Corea del Nord «lancerà missili che minacciano il suolo americano e gli Usa contrattaccano, la Cina deve restare neutrale».

Se invece «saranno Stati Uniti e Corea del Sud ad attaccare, tentando di rovesciare il regime del Nord, la Cina impedirà loro di farlo».

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