Politica

Venticinque secondi di mareggiata inghiottono il ponte dei minatori

Lo storico pontile di Vigneria, ormai in disuso, era un simbolo

Alberto Giannoni

Ferro e mare. In un fragore di ruggine e salsedine è affondato ieri l'ultimo pontile di caricazione del minerale a Rio Marina, cuore siderurgico dell'Elba. In 25 drammatici secondi, sotto i colpi di una mareggiata di scirocco il pontile di Vigneria si è piegato su se stesso fino a scomparire sotto le onde. Venticinque secondi per un crollo annunciato, che segna la fine di un'epoca, per l'isola e per i suoi abitanti, minatori e marinai. «Aethalia», il nome greco dell'isola era questo: la «fuligginosa» per via dei fumi scintillanti che si vedevano salire dai forni di lavorazione delle rocce ferrose della costa orientale. Virgilio nell'Eneide cita l'Elba come «insula inexhaustis Chalybum generosa metallis», «fonte inesausta di metalli». Il poeta non poteva saperlo, ma 2mila anni dopo la vena di quel ferro si andava esaurendo. O meglio, andava esaurendosi la sua competitività economica. Alla fine degli anni Sessanta si sono manifestati i segnali della crisi irreversibile di quella che era stata una capitale del ferro. E la mareggiata del febbraio del '67 colpì tre dei pontili che costellavano il versante, separato dal Continente da poche miglia di «canale». L'Italsider lì riparò ma una seconda terribile «sciroccata», il 22 dicembre 1979, mise in ginocchio l'intero sistema di caricazione del minerale, in un momento di grave incertezze economiche. Allora 400 dipendenti e altrettante famiglie dipendevano da quell'attività, un tempo gloriosa. In tempi record, e in economia, il pontile fu ricostruito da tecnici e operai dell'officina meccanica delle miniere. Cento metri di lunghezza, nastri trasportatori, una struttura elegante e integrata nel contesto di una costa che brilla ancor oggi per la polvere di ferro. Quello strenuo tentativo, e l'apertura di nuova cave di serpertino, spostò di un'altra decina di anni la fine delle miniere. Poi, 30 anni fa, la chiusura definitiva. E la fine di una civiltà industriale. Il pontile, presenza familiare nella vita di isolani e turisti, ha visto cadere giorno dopo giorno i suoi piloni vuoti e ha cominciato a piegarsi su se stesso fino a questa fine annunciata e forse inevitabile. Nel frattempo era arrivato il vincolo dalla Sovrintendenza, ma un recupero dell'ormai vecchio pontile demaniale non è mai stato tentato. Le miniere oggi sono visitabili con tour e safari. Figli e nipoti di quei minatori oggi per lo più gestiscono ottimi ristoranti e attività turistiche. Ognuno di loro ha un orgoglioso indelebile ricordo personale di quell'era del ferro.

E ognuno di loro ha versato una lacrima per quel gigante buono oramai esausto, crollato in un impasto di ferro, ruggine e mare.

Commenti