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La vera inchiesta da cui fugge "Repubblica"

La vera inchiesta da cui fugge "Repubblica"

Il quotidiano la Repubblica ha riportato ieri con grande evidenza la notizia che Alfredo Romeo, arrestato per presunta corruzione nell'affare «appalti Consip», in una intercettazione telefonica avrebbe indicato Paolo Berlusconi quale «socio numero uno di Bigotti», suo competitore nella gara di tali appalti.

Paolo Berlusconi come lui stesso ci ha confermato è in effetti da oltre dieci anni amico di Ezio Bigotti, ma non ha mai trattato alcun affare con lui, né tanto meno è suo socio, né lo è mai stato.

Non è quindi in alcun modo «rivale di Romeo», come riportato con grande enfasi da la Repubblica con tanto di foto di Berlusconi Jr.

Non si può per altro non notare come la Repubblica non perda occasione per cercare di accomunare il nome di qualche componente della famiglia Berlusconi a vicende legate al malaffare e a indagini giudiziarie.

Sarebbe più apprezzabile che il giornalismo d'inchiesta del quotidiano la Repubblica, venisse magari indirizzato a risolvere un quesito posto da Il Giornale qualche anno fa.

E cioè: è vero o no che il grande moralista Eugenio Scalfari, padre fondatore, per tanti anni direttore e attualmente venerato editorialista de la Repubblica, ha per molti anni percepito centinaia di milioni di lire in nero dai suoi editori, rendendosi così colpevole proprio di quel reato per il quale aveva avuto il coraggio, in occasione della condanna di Silvio Berlusconi, di affermare «mi vergogno di vivere in un Paese dove uno come Berlusconi può occuparsi di politica in piena libertà»?

Alla faccia della faccia tosta.

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