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La vera preoccupazione di Tria e Mattarella: 93 miliardi di titoli di Stato in scadenza

Aste e collocamenti da record proprio mentre il governo discuterà del Bilancio 2020

La vera preoccupazione di Tria e Mattarella: 93 miliardi di titoli di Stato in scadenza

Il ministro Tria in tour nel Regno unito a parlare con la comunità finanziaria e a testa bassa contro i minibot. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco a Milano spiega che «lo spread che abbiamo è ridicolo e riflette la paura che il nostro debito non sia ripagato». Il presidente della Repubblica richiama all'ordine il governo e il premier Giuseppe Conte risponde rassicurando i partner europei.

Una buona parte delle mosse dei vertici politici e istituzionali di questi giorni non si può spiegare solo con le lenti della politica interna. Non con i dissidi interni al governo, ma nemmeno come un riflesso della procedura di infrazione europea per debito eccessivo.

Il giudice delle politiche italiane, più che le istituzioni Ue o i sondaggi elettorali saranno i mercati, aveva avvertito giorni fa l'agenzia di rating Moody's. E in effetti, a motivare la prudenza mostrata in questi giorni dal ministro dell'Economia sono stati alcuni fatti importanti che si verificheranno da qui a poco.

Nei prossimi mesi vanno in scadenza titoli di stato di vario tipo per importi consistenti. Per una beffa del calendario la fetta più grossa è quella di settembre: 53 miliardi e 786 miliardi tra Bot, Btp, Ctz da rinnovare, secondo la stima di Mazziero Research. Un po' meno in ottobre con 39,134 miliardi.

Coincidenza cronologica sfortunata perché è proprio in quei mesi che il governo dovrà mettere a punto la legge di Bilancio. La più complicata dal 2011.

Perché tutto vada per il verso giusto, Tria dovrà prima passare per le forche caudine dell'Ecofin ed evitare la procedura di infrazione. Sperare che la maggioranza non faccia colpi di testa. Passare indenne la richiesta di correzione dei conti per il 2019. Quindi farla digerire a Salvini e Di Maio.

Poi, a alla fine dell'estate, mettere a punto una legge di Bilancio 2020 che parte già con un conto da 40 miliardi di euro, tra aumenti dell'Iva da disinnescare e Flat tax da finanziare. Tagli alla spesa da decidere, nella migliore delle ipotesi.

Nel frattempo ci sono i giudizi delle agenzie di rating. Il 9 agosto Fitch, il 6 settembre Moody's e il 25 ottobre S&P.

Basta pochissimo per fare saltare tutto. La reputazione dell'Italia è già bassa e i mercati giudicheranno le prossime mosse del governo italiano con severità. Decideranno se e a quali condizioni acquistare quei 53 miliardi di titoli. Il Tesoro potrebbe essere costretto a offrire rendimenti alti, aggravando la situazione dei conti pubblici per gli anni a venire. «La durata media del circolante dei titoli di stato - spiega Maurizio Mazziero - è di quasi sette anni, quindi rischiamo di portarci dietro gli effetti di emissioni fatte sotto cattive condizioni» fino al 2025.

Se dal cilindro della maggioranza dovessero spuntare fuori i minibot, la situazione potrebbe diventare insostenibile.

E le rassicurazioni di Tria potrebbero non bastare.

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