Economia

Il vero bonus Fiat e quello fuffa di Matteo

Ci sono adesso due bonus a confronto, quello illusorio di Renzi e quello vero di Fiat Chrysler

Il vero bonus Fiat e quello fuffa di Matteo

Ci sono adesso due bonus a confronto, quello illusorio di Renzi e quello vero di Fiat Chrysler. È come nelle favole di una volta, in cui la dolce signora è invece una strega e la povera ragazza una principessa. Ma questa è una storia vera, attuale. Il bonus di Renzi di 80 euro in busta paga, costo annuo 10 miliardi per 10 milioni di lavoratori dipendenti a basso reddito, doveva assicurare un miglioramento del Pil di 0,3 punti, con lo stimolo ai consumi. Ma la previsione nel 2014 non si verificava, perché erano aumentate le tasse e il debito, per pagare il bonus. Il ministro dell'economia Padoan spiegò che, per avere effetti benefici sul crescita del Pil, il bonus, doveva diventare permanente. Solo così avrebbe attivato la domanda dei lavoratori. Il bonus è diventato stabile. Ciò però ha comportato un costo fiscale permanente. E l'effetto di stimolo sul Pil è sparito. Ora Renzi lo cerca con un bonus addizionale di 1,6 miliardi pagato con tasse e debito. Ma non si vede alcun effetto positivo della manovra, fatta in periodo elettorale. La Spagna, grazie all'espansione monetaria di Draghi cresce nel 2015 del 2,5% e così pure la Gran Bretagna, l'Italia dello 0,7. Quando l'espansione in questione non c'era, la stima per il 2015 era +0,6%. Dunque, l'operazione di Draghi migliora per noi il quadro dello 0,1 e il bonus pagato con tasse e debito è una illusione, che svanisce e diventa il suo contrario.

Il discorso, per il bonus di Fiat Chrysler è l'opposto. Quando l'ad Marchionne ha annunciato il programma di investimenti nelle varie fabbriche, basato su contratti aziendali di produttività, si è scatenata l'opposizione sindacale. La Confindustria è rimasta scettica. Fiat è uscita da Confindustria, perché questa non ha accettato che la contrattazione aziendale derogasse a quella nazionale collettiva. I sindacati si sono divisi. Le sentenze hanno ondeggiato, la sede di Fiat Chrysler è finita in Olanda, quella fiscale a Londra. L'investimento e il contratto aziendale hanno avuto successo, perché i lavoratori non hanno aderito alla contestazione. Nel mercato europeo dell'auto, Fca va meglio della media; non come l'Italia nella graduatoria della crescita del Pil europeo. Nel primo trimestre la media europea di auto vendute è +8,5, quella Fiat +11,6, ossia il 35% in più. E il bilancio aziendale migliora e ci sono più utili, ma anche più euro per compensare il lavoro. Ora Marchionne annuncia il nuovo schema permanente di salario legato alla produttività, non più con un premio occasionale, ma un bonus permanente. Sarà composto di due parti, una legata alla produttività della fabbrica in cui il lavoratore opera, l'altra legata alla produttività delle aziende del gruppo nell'area mediterranea. Il bonus minimo sarà di 1.400 euro nel 2015-2017 e raddoppierà nel 2018. Ma potrebbe salire sino a 10.700 annui se l'area mediterranea nel complesso andrà bene.

Ogni azienda sarà incentivata a far bene, per il complesso, perché avrà lo stimolo del proprio bonus legato alla produttività aziendale, cioè al merito. Il sistema è contrario a quello del bonus renziano, che è legato al livello di reddito di chi lo prende, non alla sua produttività ed è uguale per tutti quelli con lo stesso reddito, posto che abbiano il contratto di lavoro dipendente. Il bonus di Renzi non crea reddito, neppure per la classe dei lavoratori dipendenti perché non è incentivante ed è finanziato con maggiori imposte a carico di altri o degli stessi contribuenti e crea nuovo debito pubblico. Ciò grava sui contribuenti presenti e futuri e aumenta il rischio bancario italiano e riduce il credito all'economia. Il risultato non è zero, ma negativo. Il bonus nella versione di Fca è del tutto diverso. Non è a carico degli altri, ma si paga con gli utili dopo aver remunerato il capitale e creato riserve per investire. La produttività e la produzione da cui ciò deriva, inoltre genera crescita del Pil nazionale. Lo si capisce dai dati della nostra stentata crescita del Pil in cui l'unica stella che brilla è l'industria dell'auto. Questo bonus potenzialmente crescente non è sogno, ma un premio meritato.

Ci guadagnano non solo quelli che lo ricevono e chi lo sborsa, ma anche tutti gli altri.

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