Cronache

Se i nostri figli non distinguono tra bravata e reato

Bullismo, choc a Vigevano. Ma il vero colpevole è chi li ha cresciuti

Se i nostri figli non distinguono tra bravata e reato

Succede un momento in cui è già tardi. Tardi per assorbire la differenza tra bene e male e tra tutte le sfumature che ci stanno in mezzo, quelle a scendere. Può essere tardi presto, senza che nessuno se lo aspetti. Improvvisamente. In mezzo alla fidanzata, all'interrogazione di latino, alla barba a chiazze, agli ormoni aspri, alla voce che ringhia. Può essere tardi presto per riconoscere tuo figlio adolescente, o quello che lo è stato fino a ieri. «Perché si mette a dire e a fare in un modo che non è più lui». Perché lo guardi e non lo vedi più, tuo figlio. Improvvisamente.

Ci sono i selfie, le esclusioni, i branchi, le invidie, che sono la ruggine della vita. E c'è tuo figlio che diventa quello che non sai. C'è tuo figlio che diventa quello che non sa nemmeno lui di essere: che non sa più cos'è una bravata e cos'è un reato. E che sangue, che umiliazioni, che lacerazioni ci scorrono in mezzo. C'è tuo figlio che diventa qualcuno che non conosci. Improvvisamente. Ma è colpa tua. È colpa tua che hai pensato che ci fosse tempo e modo e spazio per spiegargli cosa poteva diventare e come poteva essere. È colpa tua che hai aspettato troppo ad esserci, che hai usato il silenzio come una saldatura per tappare le fessure che si erano aperte tra di voi. Colpa tua che hai pensato di avere ancora tanto tempo sull'adulto che è ormai diventato il tuo bambino. È colpa tua se non puoi più farci nulla. È colpa tua, perché essere un buon genitore avrebbe dovuto essere il traguardo massimo della tua carriera di persona.

E invece non hai raggiunto il traguardo e non hai fatto carriera. Tuo figlio ha smesso di essere un bambino senza che nemmeno te ne accorgessi, ed è diventato un adulto schifoso. Perché è proprio quello che pensiamo ci voglia per andare a rovinare la vita degli altri: che ti faccia schifo la tua. Un quindicenne che si mette assieme ad altri per schiavizzare e seviziare un coetaneo, è uno che non crede a niente già da troppo tempo. È uno che qualcuno ha lasciato essere un turista della vita. Senza coltivarlo con niente, riempirlo con niente, nutrirlo con niente. È colpa tua se oggi tuo figlio è «l'assassino» che ha avuto la vigliaccheria di essere, per di più in branco. Perché su una vita nuova e su un corpo intonso, ci si può incidere ciò che si vuole. Meglio ancora: gli si può insegnare ad essere ciò che vuole.

E se è niente, che ha scelto di essere, allora quella è colpa tua.

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