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Il vero Dna grillino: distruggere i colossi dell'economia italiana

Nel programma M5s è prevista "l'abolizione" dei grandi gruppi, da Telecom alle tv del Cav

Il vero Dna grillino: distruggere i colossi dell'economia italiana

«Abolire Mediaset» così recitava fino a qualche anno fa il blog di Beppe Grillo. Quella di Di Maio non è una boutade o una frase dal sen fuggita. L'ossessione per Mediaset è un vecchio tarlo del Movimento Cinque Stelle. Anzi, per essere più precisi, era uno dei punti fondanti del programma grillino. Usiamo l'imperfetto perché ora quel programma di governo non esiste più, sepolto nei meandri della rete e - guarda caso! - scomparso anche dal sito di Beppe Grillo. Ma, come avevamo già scritto, i post scomodi e i documenti diventati inopportuni vengono immediatamente sbianchettati dagli abili informatici della Casaleggio e risultano quasi introvabili anche attraverso i motori di ricerca.

È un documento che risale al 2013, poi evolutosi nel programma elaborato sulla piattaforma Rousseau che a sua volta - come ha svelato Luciano Capone sul Foglio - è stato sostituito nottetempo con un altro programma. Alla faccia della trasparenza, i programmi dei 5 Stelle sono à la carte, si cambiano in base alle esigenze politiche del momento. E quindi, in fase di corteggiamento con la sinistra, Di Maio ha pensato bene di tirare fuori dall'armadio le storiche battaglie dell'antiberlusconismo con la bava alla bocca.

Il documento, undici pagine in Pdf, è un distillato di tutte le ossessioni dei pentastellati: ecologismo, odio sociale nei confronti delle classi agiate, delle imprese e del capitalismo.

E nel mirino finisce più volte l'azienda della famiglia Berlusconi. Il capitolo economia è sintetico e non lascia margine a interpretazioni: «Abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, Eni, Enel, Mediaset e Ferrovie dello Stato». Testuale: abolire Mediaset. E, peraltro, non si capisce che monopolio costituisca Mediaset con i suoi venti canali televisivi (su un'offerta totale di circa 400) e con competitor muscolari come Sky, Discovery e La7.

I grillini poche pagine dopo tornano all'attacco nel capitolo che riguarda l'informazione. E sganciano una bomba atomica: «Nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l'azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10 per cento». E qui non ci va di mezzo solo Mediaset ovviamente, ma anche, per esempio, La7 di Urbano Cairo. Non solo: la stessa legge sarebbe prevista anche per i quotidiani. Dunque, Mediaset e La7 chiuderebbero le saracinesche. Espropriate dal popolo grillino. Stessa solfa per i quotidiani che, dal Giornale al Corriere della Sera, dovrebbero tutti essere ceduti dai loro legittimi proprietari. Compreso il Fatto Quotidiano, che tra i suoi azionisti ne ha alcuni che detengono più della soglia del 10 per cento. Siamo alla follia. Eppure questo vecchio programma, ora nascosto sotto il tappeto come si fa con la polvere, sembra riecheggiare nelle sinistre minacce di Luigi Di Maio.

Un danno prima di tutto per l'Italia. Nel caso di Mediaset parliamo di 5.500 dipendenti interni e di un indotto che permette di lavorare a 20mila persone. Insomma, come ebbe a dire nel 1998 il non certo berlusconiano Massimo D'Alema «Mediaset è un patrimonio produttivo del Paese».

Di Maio non sembra averlo ancora capito.

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