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Il vero successo sarebbe renderli tutti gratuiti

Il patrimonio culturale dovrebbe essere reso disponibile nel modo più ampio, aperti a chiunque, senza costi

Il vero successo sarebbe renderli tutti gratuiti

Non è una provocazione. Ma essendo il patrimonio culturale statale, come dice la parola, un «patrimonio», cioè una cosa ereditata dai nostri padri, cioè nostra, e non proprietà di uno Stato di cui siamo sudditi. Ed essendo tale patrimonio in primo luogo un giacimento di senso, un fattore identitario, cioè quella cosa per cui ci sentiamo italiani in quanto appartenenti a quelle patrie singolari che nei secoli, in competizione tra loro, ce lo hanno tramandato. Allora, il patrimonio culturale dovrebbe essere reso disponibile nel modo più ampio, aperti a chiunque, senza costi. I musei statali dovrebbero essere gratis per tutti, al pari delle scuole dell'obbligo, dovrebbero esserci in Italia i musei dell'obbligo, in cui ci si può andare quando si vuole, senza pagare, anche tutti i giorni, se è vero che la cultura è importante, che la cultura ci fa cittadini, uomini, persone, che il nostro patrimonio è il simbolo più alto della nostra civiltà. Anche dal punto di vista economico non è una provocazione: tutti i musei di Stato incassano 200 milioni di euro lordi, cioè circa 170 netti: una cifra modesta se si pensa che il governo dal 2015 ha speso decine di miliardi di euro per i crack delle banche. Stando alle statistiche 2016, dei 453 musei, monumenti e aree archeologiche statali già 206 sono gratuiti. I visitatori, sempre nel 2016, sono stati 45 milioni di cui circa metà già non paganti. Se fossero gratuiti, come succede per esempio in Gran Bretagna, i visitatori aumenterebbero di molto e così, per esempio, gli incassi delle mostre o dei servizi aggiuntivi che oggi sono una miseria: nel 2016 appena 53 milioni di euro di cui solo 7 spettano alle Soprintendenze. Detto per inciso, nei 453 musei statali funzionano appena 4 ristoranti (2 milioni di incasso, quota soprintendenza 100mila euro), 21 caffetterie (introiti soprintendenza 600mila euro), e gli 87 bookshop in totale fanno meno di 2 milioni di scontrini. Se poi non volessimo ardire a tanto, si potrebbe lasciare il biglietto nei primi dieci istituti museali italiani che sommati incassano 124 milioni di euro all'anno. Per gli altri 443, che tornerebbero nostri, ovvero un patrimonio, basterebbe suscitare l'orgoglio dei cittadini e delle aziende private, lanciare davvero una sfida di creatività per riappropriarsi di questi luoghi.

E smettere ogni anno di misurare la nostra identità in base ai ricavi.

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