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La versione di Giorgetti: "Nessuna sconfitta. Con l'Europa è stato un pareggio fuori casa"

L'«eminenza grigia» di Palazzo Chigi: se con il M5s non funziona andiamo a casa Lo scetticismo sul turnover: non credo che per ogni neopensionato ci sarà un assunto

La versione di Giorgetti: "Nessuna sconfitta. Con l'Europa è stato un pareggio fuori casa"

Roma - L'uomo giusto al posto giusto. È stato il commento più diffuso quando Giancarlo Giorgetti entrò a Palazzo Chigi in qualità di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. È da sempre considerato l'«eminenza grigia» della Lega. E anche la sua memoria storica. Il comun denominatore nel Carroccio che è stato prima bossiano e poi maroniano. E soprattutto, e sono parole sue, «con Salvini fa un'ottima squadra», proprio per quel loro avere caratteri affatto diversi. Estroverso, guascone, provocatorio, il segretario della Lega. Riflessivo, empatico, diplomatico, il suo vice. Complementari, quindi. Anche se differenti. Ed è per questo che le parole di Giorgetti non si perdono negli echi sempre più sviliti e indeboliti dei social network. Lui parla poco. Ecco perché quando parla è un'occasione ghiotta per il circolo mediatico. Come quella di ieri quando era alla presentazione del libro Il vento contro (De Agostini), scritto dal campione non vedente di sci nautico Daniele Cassioli.

Giorgetti ha fornito la sua versione dei fatti. Potremmo dire la sua confessione. Ha spiegato tutti i «retroscena» della manovra dettata (almeno secondo i detrattori dell'esecutivo giallo-verde) dalla Ue. E soprattutto, lontano dallo stile provocatorio di Salvini, Giorgetti lancia un suo avvertimento: si sta qui finché si hanno cose da fare. Altrimenti si va a casa (e poi davanti alle telecamere di Skytg 24 aggiunge che non crede a ipotesi di ribaltoni). Il sottosegretario alla Presidenza, poi, è uno che non ha l'astuzia del retore. Quindi le cose le dice quali sono: come la storia della manovra ispirata da Bruxelles. «Magari fosse! - esclama - Non avremmo fatto tutta questa fatica per scriverla!». L'obiettivo - spiega - era e resta quello di mantenere i pilastri del programma di governo e per questo possiamo ritenerci soddisfatti». E ricorda che al suo debutto a Palazzo Chigi sentiva ripetere spesso e da tanti che non sarebbe stato possibile «toccare la Fornero» e promuovere il reddito di cittadinanza. «E invece...» gongola. Giorgetti, però, non si nasconde perplessità e dubbi. Per esempio sul tanto sbandierato turnover. «Non sono tra quelli - confessa - che sostengono che se esce un pensionato entra un nuovo assunto». Magari. E poi si smarca sulla spinosa questione delle clausole di salvaguardia: «Sono sempre state inserite. È un escamotage contabile, praticato da decenni, e che l'Europa, rendendosi conto della rigidità di certe regole, in qualche modo consente». All'ex calciatore che da anni ha appeso le scarpette al chiodo per dedicarsi anima e corpo al progetto politico della Lega, viene poi in mente la metafora del momento. Quella cioè legata al Totocalcio (che lo stesso Giorgetti dà tutt'altro che per morto). «La partita con la Ue per la manovra? - spiega - È stata come un pareggio fuori casa. Una X» E considerando poi che la Ue voleva un rapporto deficit/Pil all'1,6%, viene da pensare che il 2,04% «sia un successo». E poi ricorda che anche l'idea della web tax è tutt'altro che frutto della mente dei burocrati di Bruxelles. «Non è giusto tassare il piccolo commerciante mentre multinazionali che guadagnano miliardi possono eludere il fisco portando le sedi legali nei paradisi fiscali». E per oggi, poi, è attesa una nuova puntata dell'eterno braccio di ferro tra Lega e 5Stelle sulle competenze delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

«Per noi sono questioni di esistenza del governo stesso - conclude Giorgetti vagamente minaccioso -: come noi votiamo il reddito di cittadinanza da loro ci aspettiamo che votino questa norma».

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