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Vertici alla Farnesina e pochi viaggi all'estero. Di Maio vuole fare il Salvini dei giallorossi

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Vertici alla Farnesina e pochi viaggi all'estero. Di Maio vuole fare il Salvini dei giallorossi

L'ha fatto due volte in sei giorni. E l'irritazione, già palesata dall'opposizione di centrodestra, è arrivata a Palazzo Chigi, passando per la sede Pd del Nazareno e i gruppi parlamentari grillini in perenne fibrillazione. Il timore, espresso off the records, da tutte e tre le controparti è che «Di Maio voglia fare come ha fatto Salvini». Ovvero, occupare spazi non suoi per mantenere alta l'attenzione politica e mediatica su di lui e salda la sua leadership interna. A livello di Movimento, forse il fronte più caldo di questa polemica, alcuni parlamentari filo-Pd, vicini a Roberto Fico e sedotti da Giuseppe Conte, avevano detto proprio al Giornale di essere sicuri che il pericolo maggiore per la tenuta dei giallorossi sia rappresentato proprio dal capo politico del M5s. E lui anziché smentire, dopo aver convocato i ministri Cinque stelle alla Farnesina il 6 settembre, ha pensato bene mercoledì di riunire al ministero degli Esteri «il gruppo economico» del M5s, «per fare il punto in vista delle riunioni dell'Eurogruppo e dell'Ecofin» previste per oggi e domani. Dettaglio non trascurabile, agli incontri europei prenderanno parte il premier Giuseppe Conte e il neo ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. La battaglia di Di Maio per ritagliarsi il suo personalissimo ruolo di «premier ombra» passa anche per il ridimensionamento del suo ex ministero del Mise, dove ora siede il capogruppo grillino uscente al Senato Stefano Patuanelli. Secondo i piani del leader grillino dovrebbero passare alla Farnesina le competenze sul commercio estero e sulla promozione del Made in Italy al di fuori dei confini nazionali. Una vetrina da sottrarre allo Sviluppo Economico, segno del fatto che Di Maio non voglia abdicare alla centralità nell'agone della politica interna. Questo perché la Farnesina è tradizionalmente un esilio dorato ai margini del centro della scena.

Il capo politico del M5s, nel nuovo ministero, ha intenzione di fare le cose in grande stile. La fidanzata Virginia Saba il giorno della fiducia alla Camera, l'ha pure detto: «Voglio vedere la Farnesina, mi hanno detto che è molto bella». E alcuni presenti al «primo giorno di scuola di Di Maio», il 5 settembre scorso, hanno visto negli occhi e nei gesti del neo ministro lo stesso stupore per l'imponenza della sede del dicastero degli Esteri. Secondo i racconti, Di Maio ha osservato gli uffici con minuziosa attenzione e chiesto di scattare foto e girare un video, montato dai comunicatori pentastellati e poi condiviso su Facebook, per consegnare il debutto a futura memoria. Nel nuovo corso dovrebbe essere quasi sicuramente confermato Manlio Di Stefano con il ruolo di sottosegretario. Il grillino Di Stefano è da sempre appassionato di politica estera e il leader potrebbe delegare a lui alcuni viaggi all'estero più «tecnici» e di minore impatto mediatico. Perché c'è da presidiare il fortino della politica nazionale e Di Maio vuole essere presente il più possibile a Roma.

Non meno importante è il capitolo dello staff e delle nomine. L'ex vicepremier del M5s porterà con sé alla Farnesina il portavoce Augusto Rubei, diventato indispensabile nel cerchio magico, e l'addetta stampa a Palazzo Chigi Sara Mangieri.

Il «compaesano» Salvatore Barca è stato confermato invece nell'incarico di segretario generale del Mise, e in «quota Pomigliano» dovrebbe rimanere a Via Veneto anche la segretaria particolare Assia Montanino.

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